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2) Intrigo d'amore a venezia
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ТЕМА: 2) Intrigo d'amore a venezia
2) Intrigo d'amore a venezia 11 года назад #96
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Capitolo 1
“Lasciatemi!” Il panico invase Charlie quando un uomo le strappò il blocco da disegno su cui stava lavorando, mentre un altro la sollevava in piedi di forza. Il terzo uomo, quello cui stava facendo il ritratto, rimase immobile, il fiero profilo latino stagliato contro il cielo slavato del Canaletto. Molti artisti si appostavano lungo i canali di Venezia per ritrarre scene locali, lei non era certo l'unica, perciò perché stava succedendo quel dramma? I suoi occhi mandavano fiamme quando gli uomini la portarono davanti a lui. “Esigo una spiegazione!” La voce dell'italiano era fredda, in contrasto con il suo passionale aspetto latino. “Io dovrei darle una spiegazione?” Nonostante la sua spavalderia, Charlie rabbrividì interiormente: era la metà di lui. “Come osa farmi assalire dai suoi uomini?” “E lei come osa invadere la mia privacy?” Sollevò il blocco su cui lei aveva abbozzato il suo ritratto, una caricatura che enfatizzava i suoi lineamenti, catturando la sua essenza e rivelando la sua durezza. Era un buon ritratto, pensò Charlie cupa. “Portatela con voi.” L'uomo si voltò e cominciò a camminare. “Ehi! Torni qui!” gridò Charlie concitata, ma lui la ignorò e continuò ad allontanarsi. Lei provò a divincolarsi per fuggire, ma le guardie del corpo l'afferrarono di nuovo. Quella era davvero la stessa città dove la sua migliore amica, Nell Foster, aveva incontrato un affascinante veneziano? Il dottor Luca Barbaro doveva essere un genere di uomo molto diverso da questo, concluse Charlie mentre gli scagnozzi del suo rapitore la portavano via. Fu sorpresa quando vide che la stavano conducendo verso l'ingresso del lussuoso hotel deve alloggiava. Stava per essere deportata? L'avevano portata a prendere le sue cose? Le guardie del corpo rifiutarono di rispondere alle sue domande, limitandosi a guardare avanti mentre le porte dell'ascensore si chiudevano. Quando si riaprirono, si trovarono in un altro mondo, dove anche il sontuoso hotel a sei stelle situato sotto di loro sembrava trascurato e anonimo al confronto. Un orribile sospetto la attraversò mentre camminava sui preziosi tappeti. Quel favoloso appartamento poteva appartenere soltanto a un uomo, e lui la stava aspettando oltre la porta. A dispetto della sua determinazione a non lasciarsi intimidire, cominciò a tremare. Sapeva di essere innocente, ma aveva offeso Orlando Rossi, un uomo che aveva contattato solo tramite Internet e per posta, che possedeva non solo il palazzo in cui si trovavano in quel momento, ma anche la metà dei tesori della città. L'uomo che era venuta ad incontrare. Quella era decisamente la cosa peggiore che poteva succedere a un viaggio di lavoro di successo. Era un'esperta e curatrice d'arte molto rispettata in Inghilterra, e aveva sperato di dare uno sviluppo internazionale alla sua carriera. Cosa che al momento sembrava davvero improbabile! Dal punto di vista professionale era finita, la sua reputazione giaceva ai suoi piedi a brandelli. Ma non appena incontrò lo sguardo scuro e intenso dell'uomo, una reazione del tutto diversa le sorse dentro. Era una situazione scottante, e lei si sentì arrabbiata. Ed eccitata. Capitolo 2 “Sono Orlando Rossi e sono il proprietario di questo hotel...” Per una volta Orlando Rossi era stato modesto. Charlie si era resa conto di chi fosse fin dal momento in cui le guardie del corpo l'avevano scortata nell'appartamento. E tutto per aver fatto una caricatura del loro capo, un disegno - come notò in quel momento - che giaceva al posto d'onore al centro della sua scrivania. Non poteva essere nessun altro. Chi altri a Venezia possedeva altrettanta arroganza, un simile fascino? Chi era altrettanto dannatamente freddo da gelarla fin nell'interno? Davvero quella giovane donna pensava di poter "rubare" la sua immagine senza il suo permesso? Immaginava che avesse intenzione di venderla a qualche volgare giornale scandalistico. Ai giornali finanziari sarebbe piaciuto vedere l'immobiliarista multimilionario Orlando Rossi ridotto a un cartone animato. Di certo, sarebbe stato oggetto di scherno! All'inizio fu soddisfatto di vederla tremare in quel modo. Le stava bene. C'erano fin troppi artisti truffaldini e borseggiatori a Venezia, pronti a raggirare gli ignari turisti, e lui aveva l'opportunità di punirne almeno uno. Ma prima di decidere che tipo di punizione infliggerle, voleva sapere qualcosa di più di lei. Qualsiasi cosa fosse, lui non era un bullo da strada. La rabbia in lui stava battagliando con un più primitivo impulso di difesa e protezione. Perché mai? Forse perché era abituato alle donne sofisticate che si muovevano nel suo mondo glamour come squali alla ricerca del loro prossimo pasto, mentre quella ragazza era poco più di una monella con quei suoi jeans strappati e il top leggero. Mentre considerava la possibilità di rivedere la sua opinione su di lei, non poté fare a meno di notare con interesse la sfida contenuta nei suoi occhi verdi, oltre al fatto che il mento sollevato e i sensuali capelli rossi promettevano fuochi d'artificio. Non era così giovane come aveva supposto. Probabilmente tra i venticinque e i trent'anni. E sebbene fosse magra, il seno era pieno, cosa che gli provocò un sussulto di eccitazione. “Si sieda” le ordinò. Era quasi infastidito dai quei preliminari. Avrebbe voluto saltarli e portarla subito a letto. Quando l'avesse fatta gridare di piacere, di sicuro avrebbe perso quello sguardo di sfida. “Come si chiama?” le chiese più dolcemente, per preparare il terreno. “Charlie” rispose lei accigliata. “Charlie...?” Inclinò la testa, aspettando il cognome, pensando al momento in cui l'avrebbe accarezzata per prepararla al suo affondo. “Charlie Bennett” riprese lei a denti stretti. “E voglio chiamare l'Ambasciata Britannica, subito! Non è...” “Come ha detto?” la interruppe lui. “Non può trattenermi qui in questo modo...” “No... qual è il suo nome?” “Mi ha sentito.” La sua ripresa fu così rapida da sbalordirlo. “È una sorta di scherzo?” Lei strinse la mascella. “Nessuno scherzo, signor Rossi. Siamo stati in contatto per qualche tempo. Mi chiamo Charlie Bennett e sono un'esperta d'arte in...” La interruppe con un gesto impaziente. “Non sia ridicola! Non può essere Charlie Bennett. È impossibile!” Capitolo 3 «Non può essere Charlie Bennett!» ripeté Orlando Rossi. «Posso assicurarle che lo sono» ribatté Charlie sostenendo il suo sguardo sprezzante. Con un po' di ritardo, maledisse il proprio carattere impetuoso che l'aveva spinta a unirsi agli altri artisti sul ponte. «Charlie Bennett è un esperto di importanti opere d'arte» la derise lui. Vero. Dopo sei anni di formazione, e tre a lavorare sul campo, non c'era molto che non sapesse di arte. «Ha già approvato le mie qualifiche, signor Rossi.» «È assurdo!» Charlie dovette inclinare il mento per fronteggiare quella vampata di furore, ma si trovava sul territorio dell'uomo. Orlando Rossi, multimilionario italiano e appassionato collezionista di antichi maestri, era noto per la sua reputazione. Charlie era venuta a Venezia su sua espressa richiesta per esaminare il suo ultimo acquisto, un famoso dipinto per cui aveva pagato milioni a un'asta. Una volta restaurato, aveva intenzione di esporlo nella hall del suo albergo, lo stesso in cui lei era stata ospite fino a quel momento. Ma non ancora per molto, sospettò Charlie, mentre Orlando scrollava le spalle sprezzante. «Ma si guardi!» brontolò. Doveva ammettere che vestita in abiti casual era difficilmente credibile. Jeans strappati e un top non potevano essere paragonati ai completi raffinati e alle scarpe eleganti che portava di solito sul lavoro. Sfortunatamente, quelli si trovavano alcuni piani sotto di loro. «Lei è un'opportunista che pensava di ritrarmi e di vendere poi il suo lavoro per guadagnarci!» Le sventolò il disegno dinanzi al viso. «E mi prende in giro, per giunta!» Il vero problema, indovinò Charlie, era che Orlando Rossi non poteva credere che una donna fosse esperta in qualsiasi cosa, tanto meno in materia di arte, un settore nel quale si considerava un'autorità. «Se non mi crede, perché non chiama la reception e chiede di vedere il mio passaporto?» gli suggerì. «Ho un'idea migliore. Perché non mi prova le sue conoscenze?» Quando la sfiorò passandole accanto diretto verso la porta, una carica elettrica crepitò tra loro. L'aveva sentita anche lui? Charlie sperava di no. Non era abituata a sentirsi così turbata quando lavorava, e il suo giudizio poteva esserne soltanto minacciato. «Perché esita?» le domandò Orlando imperioso. «Ha paura che scopra il suo inganno?» «Non vi è alcuna possibilità» ritorse Charlie, colpita dall'accusa. «Forse sono io che la metto in difficoltà, allora?» I suoi occhi si socchiusero speculativamente mentre la guardava. «Non si illuda, signor Rossi. L'unica ragione della mia venuta a Venezia è per esaminare il suo dipinto. Non sono affatto interessata a lei...» «Così sia, allora...» mormorò lui, facendole rizzare i capelli sulla nuca mentre si allontanava. Capitolo 4 Come era finita in quel pasticcio? Orlando Rossi si diresse fuori dall'appartamento, e Charlie poteva contenere a stento la rabbia mentre le sue guardie del corpo la sospingevano dietro di lui. Le stavano ai fianchi, portando il ritratto che lei aveva fatto, e la scortavano come se fosse una criminale in attesa di essere giudicata. La sua unica colpa era stata di aver fatto uno schizzo scherzoso di uno degli uomini più vitali che aveva visto sul Ponte di Rialto quella mattina. Come poteva sapere che a Venezia alcune cose erano inaccessibili, e che Orlando Rossi era una di queste? Mentre le porte di metallo dell'ascensore privato si aprivano, le guardie del corpo si posizionarono tra lei e il loro capo, e Charlie ebbe voglia di urlare. Che cosa pensavano che volesse fare? Aggredirlo? Era così arrabbiata che sembrava che il cuore volesse schizzarle via dal petto. Vi era un altro motivo per la sua agitazione. Nel mondo compassato in cui lavorava, la mascolinità sfrontata di Orlando Rossi era come un urto violento, e gli impulsi che quell'incontro suscitava non erano certo un aiuto per la sua concentrazione. Si stava lasciando ingannare da quella ragazzina impertinente? Orlando Rossi allontanò il pensiero all'istante. Come proprietario di palazzi e prestigiosi hotel in Italia, era abituato a leggere di sé nelle pagine finanziarie dei giornali, ma non aveva nessuna intenzione di finire sulle pagine di cronaca come vittima del maldestro tentativo di truffa di quella giovane donna, che dichiarava di essere un'esperta d'arte. Le avrebbe riso in faccia, se non avesse avuto un'idea migliore. L'avrebbe smascherata, e avrebbe goduto il proprio trionfo in tutti i sensi. Entrambi l'avrebbero fatto. I suoi occhi oscurati e la velocità della pulsazione che poteva vedere sul suo collo erano la promessa di una piacevole conclusione di quell'evento spiacevole. Come in accordo ai suoi pensieri, lei sussultò quando l'ascensore si fermò bruscamente, e oscillò verso di lui, mettendo in allarme le guardie del corpo con il suo movimento. Truffatrice o no, il suo profumo lo incantò con un misto di fiori selvaggi, innocenza e desiderio inappagato. Guardando quella cascata di capelli d'oro ramato, il visetto impertinente e il corpo snello, Orlando deplorò il fatto che la vita l'avesse reso così cinico. Come sarebbe stato diverso quel momento se innumerevoli donne prima di lei non avessero trovato modi tanto creativi per insinuarsi nella sua vita! Ma era meglio mettere da parte quei pensieri. L'avrebbe messa alla prova, come aveva deciso. Anche lui era un esperto, nel suo campo, e sebbene il mento di lei fosse sollevato in modo fermo, il suo corpo ribelle gli stava raccontando un'altra storia. Capitolo 5 Orlando condusse Charlie verso una elegante Lamborghini nera, con la quale raggiunsero un'incantevole casa affacciata su un lago. Non dissero una parola finché lui non fece il giro per aprirle la portiera, il che le fece pensare che alla fin fine non aveva dimenticato del tutto le buone maniere. Il cuore le batteva furiosamente mentre camminavano sulla ghiaia del vialetto verso le scale d'ingresso. Non si era mai trovata in una situazione come quella. Charlie Bennett, esperta d'arte, viveva tranquillamente da sola e non si era mai lasciata emozionare dai suoi facoltosi clienti, e tanto meno rapire. In che altro modo poteva definire quello che stava accadendo? Dal momento in cui Orlando Rossi si era offeso per la caricatura che aveva schizzato, la sua vita era stata sconvolta. E lui ora pretendeva che gli provasse di essere chi affermava. Dopo il lungo viaggio da sola con lui nella macchina sportiva, era certa che avrebbe fallito. Invece di cercare di bloccare le sensazioni che la attraversavano, ne aveva goduto, e ora la sua mente era completamente assorbita dall'uomo che riusciva a eccitarla anche solo con uno sguardo. Non sarebbe mai stata in grado di concentrarsi sul quadro, in quello stato. Quando il maggiordomo aprì la porta e fece un passo indietro per lasciarli entrare, pensò di essere finita nella grotta di Aladino. Non aveva mai visto una collezione d'arte così splendida in una casa privata. “Dove mi sta portando?” chiese con sospetto mentre Orlando la guidava su per le scale. “Nella mia camera da letto.” Si fermò brevemente a guardarla dalla curva della magnifica scalinata di marmo, lo sguardo che la faceva tremare. “No, signor Rossi...” disse con fermezza. “Faccia come le dico” ordinò lui, per ricordarle che adesso erano nel suo mondo. “Se vuole dimostrarmi la sua abilità, deve cominciare da qui...” “Io non devo proprio niente” ribatté Charlie fermandosi, ben decisa a non seguirlo sulle scale. “Ma il dipinto che deve valutare si trova nella mia camera.” “In questo caso, lo faccia portare al piano terra...” La sua mano serrata sul lucido corrimano di mogano della ringhiera era l'unico segno che non aveva mai ricevuto prima un simile rifiuto. E da una giovane donna la cui prima preoccupazione avrebbe dovuto essere il futuro della propria carriera - nel caso improbabile che fosse chi affermava di essere! “Può chiedere al suo maggiordomo di mostrarmi una stanza dove posso attendere, signor Rossi?” Avrebbero dovuto giocare quella partita secondo le sue regole, ma il suo leggendario controllo lo disertava e la sua mente si riempiva di immagini di se stesso che perdeva qualsiasi controllo dentro di lei, mentre quella sua voce misurata si lasciava andare a grida di estasi. Vide che impallidiva, come se gli avesse letto nel pensiero. Sostenendo il suo sguardo, prese a scendere lentamente verso di lei. Capitolo 6 “Rimpiangerà di fare di me un nemico, signorina Bennett.” Mise l'accento sul suo nome, come per sottolineare che non credeva che lei fosse Charlie Bennett, l'esperto d'arte che aveva chiamato a Venezia. “Non ho intenzione di fare di lei un nemico, né un amico, signor Rossi” lo rassicurò Charlie. “Per quanto mi riguarda, si tratta solo di lavoro.” Allora perché si trovava lì, nel sontuoso palazzo di piacere di Orlando Rossi, ai piedi dei monti che circondavano Venezia? Forse perché lui la attirava come una fiamma erotica attira una falena? Difficilmente poteva sostenere che fosse il lavoro ad averla portata nella sua tenuta di campagna quando gli occhi di Orlando l'accusavano di mentire, e anche il suo stesso cuore la sbugiardava, battendo così forte che era sicura che anche lui potesse sentirlo. I contatti tra loro erano avvenuti per lettera e via Internet, e nulla l'aveva preparata a incontrare Orlando Rossi dal vivo. E adesso che era lì, una cosa era provare che sapeva di che cosa parlava riguardo all'arte, un'altra accettare di esaminare l'impagabile dipinto di Orlando nella sua camera da letto. “Dovrà portarlo al piano di sotto, se vuole che lo esamini” lo avvertì. “Oppure sono pronta ad andarmene.” Era così giovane, così ingenua e desiderabile, e quando sollevò il mento mentre gli poneva le sue condizioni, Orlando avrebbe voluto prenderla lì, in piedi contro il muro in fondo alla scale. L'arte poteva aspettare. Aveva un altro genere di piacere in mente, come passare le sue dita tra quei capelli d'oro rosso, come addomesticarla. Poi avrebbe potuto perdonarle tutto, anche il suo inganno e lo schizzo oltraggioso che aveva fatto di lui. Lei ansimò quando lui allungò un braccio per bloccare la sua fuga, ma poi, come lui si aspettava, il suo sguardo si velò. Lo voleva come lui voleva lei, ed era inutile negarlo. “È tempo che impari un po' di rispetto” mormorò Orlando, minacciando deliziose punizioni con lo sguardo. “È tempo che anche tu lo impari!” replicò lei, nello stesso tono senza più formalità. Come provò a oltrepassarlo, lui la strinse più forte. “Stai andando da qualche parte?” le chiese raucamente contro le labbra. E quando lei non tentò di spingerlo via, aggiunse: “Non credo che sia quello che vuoi, vero?”. La verità era che Charlie desiderava che Orlando Rossi facesse l'amore con lei. Il bisogno di toccare, assaggiare e farsi accarezzare intimamente da lui ribolliva dentro di lei... “Lasciami!” Si divincolò, contenta del fatto che lui fosse molto più forte di lei. “Baciami, se ne hai il coraggio!” lo provocò furiosa, la bocca contro la sua. “Bene” rispose lui, le mani che le scendevano lungo le braccia finché lei spasimò di desiderio. “Lo farò.” Capitolo 7 Charlie si sciolse tra le sue braccia. Poteva lottare con lui, ma non riusciva a combattere con se stessa. Aveva voluto Orlando Rossi fin dal primo momento in cui l'aveva incontrato nel suo appartamento. No, anche prima: fin da quando l'aveva visto per la prima volta stagliato contro il cielo su un ponte di Venezia. Il Ponte di Rialto era affollato, ma lei aveva visto solo lui, e l'aveva subito ritratto per averne un'immagine duratura. Da quel momento, tutto quello che era riuscita a pensare era di essere baciata di lui: aveva immaginato l'aroma della sua colonia, che ora sapeva profumare di sandalo e ambra. “Perché fai le fusa e gemi come un gattino che vuole di più, cara? Vuoi che ti dia di più? Che ti dia piacere?” Lei era troppo eccitata per rispondere, poteva solo sospirare e contorcersi contro di lui. Aveva immaginato come avrebbe potuto essere duro il corpo di lui sotto le dita frenetiche, ma era ancora più forte di quanto avesse immaginato. La sua intuizione le diceva che lui conosceva tutto ciò che c'era da sapere riguardo l'amore, ma i suoi occhi promettevano anche di più. Sognava quel momento fin dal loro fiero scontro. E Orlando aveva ragione: aveva bisogno di questo. Era stata troppo tempo senza passione. Quando lui la strinse tra le braccia e la guardò negli occhi in profondità, fu certa di essersi sbagliata su di lui. La passione che le suscitava insisteva sul fatto che si era sbagliata. Lo voleva. Perché negarlo? E sì, mentre Orlando le sussurrava contro le labbra parole che le promettevano tutti i tipi di piacere erotico possibile, era disposta a credere qualsiasi cosa. “Sei come una creatura innocente” mormorò lui compiaciuto mentre la sollevava tra le braccia. Lei desiderava piacergli e si rilassò contro di lui con un sospiro mentre la portava su per le scale e in camera da letto. La appoggiò a terra su un favoloso tappeto persiano e, quando guardò su, Charlie vide il letto al centro della stanza. Sorgeva su una piattaforma, ricoperto da una sontuosa trapunta cremisi decorata con fili d'oro. Era la cornice perfetta della seduzione, e come Orlando la tirò vicino, stringendola in modo che le sue morbide natiche premessero contro la sua durezza, lei si arcuò per ricevere il suo bacio. “Ti piace?” domandò lui. “Oh, sì” mormorò lei, persa in un incanto erotico. “Allora dimmi di che cosa si tratta” ordinò Orlando, la voce severa. “Parlami di questo quadro.” Lei si girò e lo vide, appeso sopra il letto. Olando era anche peggio di quello che aveva pensato. L'aveva ingannata per portarla in camera. “Mi hai raggirato!” lo accusò, umiliata. “Come ti ho detto, sembri così innocente” la prese in giro Orlando. “Adesso dimmi quello che sai del mio quadro, oppure vattene da casa mia.” Capitolo 8 "Sei un uomo senza cuore!” Charlie era furiosa con se stessa per aver quasi permesso a quell'uomo di fare l'amore con lei, anche se naturalmente non si trattava certo di amore. Tutto, tranne quello! La sua mente annaspava cercando le ragioni di quel comportamento. Durante i contatti epistolari non aveva previsto la sua carica erotica. Quella era la prima volta, e sperava l'ultima, che incappava in un uomo tanto dominante. Lei era un'esperta d'arte, una restauratrice, il suo mondo era tranquillo e avveduto, dove le persone sapevano come comportarsi. Non avevano l'abitudine di rapire una donna sul Ponte di Rialto di Venezia per condurla in una favolosa casa sul lago con l'intento di sedurla. Non che lei considerasse molto seducente essere rapita e portata davanti a lui contro la propria volontà. Ma adesso era lì, dove Orlando Rossi voleva che fosse, non per fare l'amore con lei, come aveva pensato, ma per sbugiardarla come imbrogliona. “Fai pure con calma” le disse lui senza un briciolo di tenerezza. “Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.” Per fallire? Di sicuro Orlando pensava che sarebbe stato quello l'epilogo, e perché avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa d'altro, quando lei stava ancora tremando per il suo tocco? “Non riesco a concentrarmi, se mi stai in piedi alle spalle” gli disse con fermezza, sentendo il bisogno di avere un po' di spazio. “Allora io aspetterò qui.” Lui attraversò la stanza, perfettamente a proprio agio, mentre lei si sentiva uno straccio. Come faceva a pensare mentre lui si allentava la cravatta e si rimboccava le maniche? “Allora?” la sollecitò Orlando, girandosi a guardarla. “Non posso condurre un esame appropriato qui. Devo poter portare il quadro in un laboratorio per studiarlo nel dettaglio.” “Davvero?” replicò lui scettico. “In questo caso, l'avrai.” Pensava di scoprire il suo bluff, ma in realtà lei era sollevata alla prospettiva di condurre la sua indagine lontano dalla sua camera da letto. L'aveva ingannata facendola salire lì, e le era difficile credere di avere rischiato tutto quello per cui aveva studiato e lavorato solo per la promessa di pochi attimi di piacere. Un laboratorio era un ambiente familiare per lei, e si sarebbe sentita molto più a suo agio su un terreno neutrale. “C'è un autista che può accompagnarmi, o devo chiamare un taxi?” “Fai come vuoi.” Fece un gesto noncurante. “Nel paese da dove vengo io è consuetudine che il padrone di casa si assicuri che i propri ospiti tornino a casa sani e salvi.” Per un momento Charlie pensò che Orlando sarebbe scoppiato a ridere, o peggio, ma lui si limitò a guardarla con calma. “Non preoccuparti!” ribatté lei alla fine, irritata. “Sono in grado di badare a me stessa.” Si girò svelta, senza accorgersi che lui la seguiva. Capitolo 9 Orlando afferrò Charlie e la baciò, nonostante le sue proteste. E la cosa folle era che, dopo tutto quello che era successo, lei lo voleva ancora. “Lasciami andare!” Prese a tempestargli il petto con i pugni, ma anche mentre lo faceva il suo corpo si premeva e si contorceva contro di lui, cercando sollievo. Fu facile per lui rovesciarla sul letto, le mani che si muovevano ferme e persuasive tra le sue cosce. Non perse tempo a toglierle i jeans, non ne aveva bisogno. Poteva sentire il suo umido calore anche attraverso il tessuto. Lei gemette eccitata quando lui la placò nel suo linguaggio, e gli ci vollero solo pochi movimenti per portarla al limite. Adesso l'aveva dove la voleva, temporaneamente appagata, ma vulnerabile perché presto avrebbe desiderato di più. Quando lei aprì la bocca per respirare, lottando tra la voglia di trattenerlo e quella di respingerlo, lui non fece nulla per aiutarla. Lasciandola sul letto, le concesse il tempo perché le potenti onde del piacere si placassero, in modo che potesse ricomporsi. “Sei pronta adesso per valutare il mio quadro?” le chiese infine. Gli piacque il modo in cui lo guardò. La compassata esperta d'arte era stata catturata una volta di più dall'uomo che credeva freddo e calcolatore. Come pensava che avesse potuto raggiungere il top del successo? Lasciandosi andare alle emozioni? Scosse il capo e lo guardò incredula. “Sei davvero un uomo duro...” “E tu una donna sciocca.” “Non tanto sciocca come un uomo che spende dieci milioni per un falso...” “Cosa?” Lui guardò il quadro dietro di lei. L'arte era la sua passione, il solo amore della sua vita, e non aveva mai fatto errori. “Non puoi avere ragione!” “Conosco il mio lavoro, e se porterai il quadro in un laboratorio a Venezia, posso chiamare dozzine di esperti che te lo confermeranno.” Venezia era piena di musei e di esperti ai quali Charlie poteva rivolgersi. Per la tarda serata i colleghi convocati confermarono la sua valutazione, e quando lasciarono il laboratorio lei lanciò un'occhiata di trionfo a Orlando prima uscire dietro di loro. Lui la raggiunse mentre saliva sul ponte che si affacciava sul Canal Grande. “Nessuno può permettersi di scaricarmi...” “E cosa farai se ignorerò il tuo avvertimento, signor Rossi?” Ti porterò a letto, pensò lui, mentre gli occhi verdi di lei fiammeggiavano. Le sue labbra si aprirono in un sorriso sardonico. “Ti porterò a cena” modificò saggiamente. “Stai scherzando!” “Posso assicurarti di no. Ma, naturalmente, se non avrai la buona grazia di accettare le mie scuse...” La tensione sessuale crepitava tra di loro, e con qualsiasi altra donna lui si sarebbe sentito sicuro della risposta, ma Charlie Bennett era molto diversa da qualsiasi altra donna, e lui poteva solo aspettare quello che avrebbe detto. Capitolo 10 “Cena?” Charlie lo guardò con sospetto, ricordando con quanta facilità aveva ceduto al suo richiamo sessuale, e con quanto entusiasmo aveva perso il controllo tra le sue braccia. Non aveva intenzione di ripetere l'errore. Era a Venezia per affari - gli affari di Orlando - e avrebbe fatto bene a rammentarlo se ci teneva alla sua carriera. E tuttavia... l'idea di resistere a quell'uomo era più facile della sua attuazione. Era venuta lì per valutare un dipinto, non per andare a letto con lui, si ripeté severamente mentre il suo corpo rispondeva all'occhiata intensa e profonda di Orlando. Aveva scoperto che il quadro era un falso, costringendolo a riconoscere che era l'esperta che aveva affermato di essere. Perché metteva a rischio la sua credibilità adesso? Forse perché la proposta di andare a cena con lui per discutere la possibilità di lavorare insieme a progetti futuri era difficile da rifiutare. E perché avrebbe dovuto farlo? La verità era che il pensiero delle battaglie future la eccitava. La cena poteva essere un modo piacevole per fare ammenda per avere dubitato di lei. E la prospettiva di usare l'esperienza di Charlie in futuro era una possibilità reale. La sua collezione d'arte era in continua espansione, e avere un esperto a portata di mano avrebbe potuto essere un vantaggio, specialmente se l'esperto era Charlie Bennett. Ma lei stava ancora esitando, e lui non era avvezzo ad aspettare, specialmente per quel tipo di ragazza la cui principale virtù era di essere onesta tanto quanto era desiderabile. Era ancora scosso dalla scoperta che il dipinto per cui aveva pagato una somma principesca non valeva nulla, ma avrebbe assorbito la perdita. Avrebbe esposto il quadro nella lobby dell'hotel affacciato sul Canal Grande esattamente come aveva pianificato, e nessuno avrebbe saputo la verità. “Dovrai dichiarare che è una copia, ovviamente” disse Charlie, quasi gli avesse letto nella mente. “Prego?” Guardò il suo viso innocente. “Il dipinto. Ammetti che è una copia, così nessuno verrà ingannato.” Era pazza? Si accigliò per la sua ingenuità. Lui l'aveva pagato una fortuna! “Se sarai il mio consigliere, sono sicuro che troveremo un accordo...” “Non è compito mio, Orlando. Non lavoro per te.” “Non ancora.” “No.” Charlie scosse il capo. “Sarò felice di darti qualche consiglio solo per dei progetti occasionali.” No? Sapeva con chi stava parlando? Decisamente no! Ma c'erano altri modi per ottenere quello che voleva. “Falso o no, mi piace quel quadro” dichiarò in modo persuasivo. “Penso sia stato una sorta di amore a prima vista... No?” domandò, vedendo il suo sguardo. “Non mi credi capace di essere romantico?” Di essere manipolatore e spietato, sì, rifletté Charlie silenziosamente. Ma romantico? “Perché non discutiamo di amore a prima vista durante la cena?” suggerì Orlando. Capitolo 11 Stavano camminando lungo la calle nei pressi del Canal Grande verso il ristorante, con il museo a cielo aperto che era Venezia che sorrideva intorno a loro. “Così, non credi all'amore a prima vista?” domandò Orlando. Quando lui si fermò di colpo girandosi verso di lei, Charlie non poté guardare la sua bocca senza ricordare come si era sentita quando l'aveva baciata. Ma, naturalmente, lui l'aveva baciata al solo scopo di sottometterla, facendole credere di voler fare l'amore con lei quando niente poteva essere più lontano dal vero. Perché mai un multimilionario veneziano doveva desiderare di fare l'amore con una squattrinata esperta d'arte? E una insignificante, per giunta! “Allora?” insistette Orlando. Si stava prendendo gioco di lei?Avrebbe tanto voluto credere nell'amore, ma un uomo come Orlando amava il potere, e se un giorno avesse mai dovuto indovinare quanto profondamente si era innamorata di lui, l'avrebbe giudicata un'ingenua. “Devo ripetere la domanda?” Parlando, le guardò le labbra. Era fondamentale continuare a ricordare a se stessa che quello era l'uomo che si era rifiutato di credere che lei era Charlie Bennett, esperta d'arte, con cui era stato in contatto via mail, e le cui guardie del corpo l'avevano prelevata e portata dinanzi a lui come se fosse una criminale per la sola ragione che gli aveva fatto un ritratto. Non era un uomo comune con cui poteva rischiare di flirtare. “Amore a prima vista?” ribadì lui. I loro visi erano così vicini, i sensi di lei pieni di lui. Lo voleva. Il suo corpo rispose prima che le labbra formulassero delle parole. Anche lì in strada i suoi capezzoli bruciavano per lui, e il pulsare all'apice delle cosce le ricordava quello che poteva essere. Dovette fare uno sforzo per scuotersi dalla trance erotica e rispondergli. “Credo che alcune persone siano abbastanza fortunate da incontrare la loro controparte ed esserne consapevoli, mentre altre non sono altrettanto fortunate...” Guardò lontano, nel caso vedesse il desiderio nei suoi occhi. “E che mi dici di noi?” “Noi?” Charlie lo guardò incredula. Lei era una specie di topolino, un niente, mentre Orlando Rossi era un leone tra gli uomini. Anche a Venezia si distingueva, con la sua aria minacciosa e la sua suggestiva bellezza. Al suo confronto gli altri uomini sembravano insignificanti. “Tu mi vuoi, vero?” mormorò lui. Le si chiuse la gola. La verità doveva essere scritta nei suoi occhi, sul suo viso, in ogni respiro che prendeva. “Siamo molto vicino all'albergo” notò lui. C'erano così tante cose che avrebbe dovuto dire, ma rimase paralizzata e muta. “Posso coccolarti finché non ti addormenterai tra le mie braccia?” suggerì Orlando. Il suo capo era così vicino, e le sue labbra quasi toccavano la sua bocca. Era il momento di dirgli di no, ma la verità era che non voleva farlo. Capitolo 12 Charlie era fragile come una bambola di porcellana, e questo costrinse Orlando a moderarsi mentre la conduceva nel suo appartamento sopra l'hotel. La fece stendere delicatamente sul letto, pensando che era così delicata, così fragrante... Rialzandosi, cominciò a togliersi la giacca e la cravatta: quello che all'inizio era stata una seduzione a sangue freddo, per piegare Charlie Bennett alla sua volontà, si era trasformato in qualcosa di diverso. Lei lo aveva cambiato, e non sapeva se gli piaceva questo suo nuovo modo di essere, più morbido e impulsivo; non sapeva se poteva fidarsi di se stesso. Avrebbe potuto essere diverso se non si fosse sposato così giovane, solo per vedere sua moglie andarsene con un uomo più vecchio e più ricco. L'esperienza lo aveva trasformato in un pezzo di ghiaccio, ma gli aveva anche permesso di dare una rapida scalata al successo. Non era mai più stato alla mercé di una donna, finché non aveva incontrato Charlie Bennett, che lo tentava a rompere le sue regole ferree. Stava diventando sempre più arduo ricordare a se stesso che Charlie era a Venezia per un lavoro per cui l'aveva pagata. Era un'esperta d'arte, loro erano datore di lavoro e collaboratrice, niente di più. D'altra parte suo fratello, Santino, aveva sposato la sua dipendente, e non avrebbe potuto scegliere una moglie migliore... Ma la sola cosa che sapeva in quel momento era che voleva Charlie, e che lei voleva lui. “Perché sorridi?” Charlie lo guardò negli occhi mentre sedeva accanto a lei sul letto. Mettendogli le braccia intorno al collo, lo guardò fiduciosa. “Tu mi fai sorridere” ammise lui, posandole un bacio sul collo che la fece sospirare. “È una cosa buona?” “Non lo so” rispose lui onestamente. “Dovrai aiutarmi a scoprirlo.” “Ti voglio” mormorò lei dolcemente. “È tutto quello che so.” “E io voglio te.” Ma si sarebbe ritratto al primo segnale che lei stava cercando di avere qualcosa di più. Tuttavia nessuno di loro aveva il potere di fermare quello che accadde dopo. Si spogliarono l'un l'altro, ansiosi di strappare via qualsiasi barriera li separasse. “Buon Dio, sei così bella!” esclamò lui, vedendola nuda. “Fai l'amore con me, Orlando. Dimentica tutto il resto...” Era una promessa facile. “Non voglio farti del male...” Lei gli baciò le spalle con passione, senza rendersi conto che lui alludeva al fatto di farle male poiché era così grosso, e lei così piccola e delicata. Quando alla fine si staccarono, lei prese il suo volto tra le mani, allontanandolo un poco per guardarlo. “Che cosa dicevi prima, riguardo all'amore a prima vista...?” Lui la baciò: non voleva parlare d'amore. Era qualcosa in cui lei credeva, mentre lui non era sicuro di poter fare altrettanto. Lei meritava di meglio. “Vuoi fare ancora l'amore con me, Orlando?” Come avrebbe potuto rifiutare? Capitolo 13 Si lasciarono felici dopo colazione, e Charlie tornò al laboratorio dove c'era ancora il quadro del suo amante, che si era rivelato un falso, e si rimise al lavoro. Il suo amante... Charlie fece una pausa, quasi incapace di credere a ciò che era accaduto, a come quell'uomo freddo e duro era cambiato, per trasformarsi in una persona premurosa che l'aveva innalzata a un altro mondo, a un altro livello di coscienza, dove tutte le differenze tra di loro scomparivano. Lei amava il suo lavoro e la sua carriera, ma adesso amava anche Orlando Rossi, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderlo felice. Dopo qualche tempo si appoggiò allo schienale della poltroncina e sorrise con aria di trionfo. Era proprio come pensava. Orlando era stato così impaziente il giorno prima, non le aveva dato la possibilità di esaminare il dipinto che stava sotto a quello che lei aveva valutato come falso. Adesso però l'aveva portato alla luce, e poteva vedere che valeva una fortuna. “Charlie? Che ci fai qui?” “Stavo lavorando per te.” Il suo viso si ammorbidì in un sorriso alla vista dell'uomo di cui si era innamorata così profondamente, ma qualcosa nella sua voce le fece risuonare un campanello d'allarme in testa. “Avevo dato istruzioni di non toccare il dipinto.” “Ma...” “Il tuo lavoro era finito. Hai dimostrato che è un falso, perché non hai chiuso lì la faccenda?” “Non sono venuta qui per gongolare delle tue sfortune, Orlando.” Il sangue le si ghiacciò quando vide l'espressione dei suoi occhi. “Se mi dai l'opportunità di spiegare, ho scoperto che...” “Che cosa?” domandò lui impaziente. “C'è un altro dipinto sotto a quello che hai acquistato. E questo è autentico” spiegò lei, sentendosi un po' rinfrancata nella veste professionale. “Vale molto di più di quello che hai pagato.” “Allora perdonami. Devo ringraziarti.” Lei guardò la mano che le tendeva per stringere la sua e sentì il cuore andare in pezzi. “È tutto quello che significo per te?” Forse avrebbe dovuto stare calma e salvare il suo orgoglio, ma non riusciva a farlo. “Sei molto brava nel tuo lavoro, e mi congratulo con te.” Lui sembrava perplesso. “Ma abbiamo... fatto l'amore la notte scorsa....” “Sesso” la corresse lui. “Hai detto di amarmi.” Orlando sostenne il suo sguardo finché lei comprese il suo errore. “Capisco. Mi amavi finché volevi fare sesso con me.” “Il mio autista ti accompagnerà in albergo mentre provvedo a far mettere al sicuro il quadro.” La faceva sentire una ladra. Si allontanò, fermandosi sulla soglia e appoggiando una mano sulla fredda porta d'acciaio. “Mi dispiace per te, Orlando.” L'aveva liquidata in modo così gelido. “Ti penserò nella tua solitudine, con la sola compagnia della tua collezione di quadri.” “Torna qui, Charlie!” La sua sfida lo rese furibondo. Avrebbe dovuto conoscerla ormai, ma la sua forza calma e decisa continuava a sorprenderlo. Non era abituato a sentirsi in quel modo: non sapeva come comportarsi. Diavolo di una donna! Doveva correrle dietro. Capitolo 14 “No, Orlando. Non puoi entrare qui.” “È il mio albergo” le ricordò lui. “Posso chiamare la sicurezza e farti buttar fuori.” “Mi stai minacciando? Vattene! Non ho nulla da dirti.” “Io invece ho molto da dire a te” replicò lui entrando di prepotenza. “Chiamerò la polizia” lo avvertì Charlie mentre Orlando richiudeva la porta. “E cosa dirai? Che l'uomo che ti ha assunta come esperta d'arte ti ha sorpreso a lavorare nel suo laboratorio nel labirinto di strade che è Venezia, e ha voluto assicurarsi che fossi tornata sana e salva in albergo?” “Sappiamo entrambi che non è vero. Se lo fosse, avresti potuto assicurartene per telefono.” “Lasciamo perdere le sottigliezze e veniamo al perché sono qui...” “Già. Perché sei qui, Orlando? Hai chiarito abbastanza bene al laboratorio quello che sentivi.” “Sono qui perché nessuno mi lascia in quel modo!” La sua natura appassionata gli bruciava negli occhi. “Di certo, non i miei dipendenti!” “Ma come tu stesso mi hai fatto notare, Orlando, io non lavoro più per te. Il mio compito è finito. Così immagino di poter fare come... Non toccarmi!” Girò via il volto quando lui le afferrò il mento, ma Orlando riuscì ad avvertire il suo tremito, e sapeva quanto velocemente il suo corpo poteva infiammarsi al suo tocco. “Ho sbagliato, cara. Non avrei dovuto gridare con te.” “No, Orlando!” Ma era più minacciata da se stessa che non da lui. Si sentiva ancora ferita, vulnerabile e debole per aver scoperto che lui non l'amava. Aveva lavorato per lui senza amore. Era andata a letto con lui senza amore. Voleva ancora credere che avevano fatto l'amore, ma Orlando non aveva la più pallida idea di cosa fosse l'amore. Quello che doveva mettersi in testa era che Orlando amava il sesso... gli piaceva un sacco. Mentre ciò di cui aveva bisogno ora lei era un posto dove rifugiarsi. “Torna ai tuoi tesori, Orlando, o vai a contare il tuo denaro! Io sto male, e sono stanca di...” “Di cosa, carissima?” Odiava il tradimento del proprio corpo. La voce di Orlando era così seducente da spedirle brividi lungo la spina dorsale. “Ti prego, vattene, Orlando. Sappiamo tutti e due che per te è solo un gioco, al quale non sopporti di perdere...” Lui dimostrò che aveva ragione tenendola tra le braccia e strappandole un sospiro. “Era un'accusa?” mormorò contro la sua bocca. La verità era che lei gioiva del suo calore suadente, che già la invadeva ovunque. “Vieni a letto con me, Charlie...” Disse altre parole nella sua lingua, di cui lei poteva solo immaginare il significato, sebbene sapesse che erano di piacere, più intenso di quanto potesse immaginare... Ma anche di sofferenza. “Lasciami, Orlando. Ti prego. Non c'è più nulla per te qui...” “Tranne te” disse lui roco, facendola girare tra le sue braccia. Capitolo 15 “No, Orlando!” Le lacrime le scendevano sulle guance mentre si allontanava dall'uomo che amava. Non erano lacrime di dolore o di paura, ma di rabbia e disillusione perché aveva creduto che Orlando l'amasse. Orlando amava il sesso, ora Charlie lo sapeva, ed era talmente abile che lei non era stata capace di resistergli. Fino a quel momento. Ma doveva smetterla di pensare a quello e ricordare che lavorava per lui. “Vuoi portarmi a letto per premiarmi per la scoperta del nuovo capolavoro?” “Non mi sogno neppure di sfiorarti. Pensavo di parlare con un mio pari, invece mi rendo conto di avere a che fare con una bambina spaventata.” “Parlare? Avere a che fare? Lo chiami in tutti i modi possibili, tranne che amore, vero, Orlando?” Lui dava gli ordini. L'aveva sempre fatto. Ed era solito ricevere rispetto, non critiche veementi, specialmente da una donna. “Sbagli se credi che io sia debole, Orlando. Forse non ho il tuo fascino, la tua ricchezza e l'autorità, ma non sono una sciocca, e non voglio essere trattata come tale.” “Non ho mai pensato che lo fossi...” Il suo tono era più morbido, cosa che riportò il dolore nei suoi occhi. “Ti prego, vai via.” Lei si girò, in modo che non potesse vedere la sua espressione. “Ritornerò a Londra domani. Non dovrai vedermi più.” Questo non gli piaceva. Era abituato a decidere lui il calendario della sua vita. “Tu lavorerai per me fino a quando non ti dirò che il tuo compito è finito. Hai firmato un contratto.” Lei si era un po' calmata quando si girò a guardarlo, ma non replicò. “La tua reputazione professionale richiede la tua presenza qui fino a quando il quadro non sarà completamente restaurato” le rammentò lui. “Quello che la mia reputazione professionale richiede” replicò lei orgogliosa, “è qualcosa che immagino tu non conosca molto.” Un lampo oscurò i suoi occhi. “Resterai per lavorare a questo nuovo dipinto.” Lo scintillio nei suoi occhi gli indirizzò una risposta risentita. Lungi dal lasciarsi intimidire dalle sue parole, non vedeva l'ora di lavorare alla tela. Era appassionata di arte, ma non di lui; Orlando aveva lasciato scivolare la sua preziosa passione tra le dita. “Se lavorerai per me, dovremo almeno parlarne con calma.” Lei si abbracciò in posizione difensiva. “Non vedo come potrei cambiare idea.” “Certo che puoi” insistette lui. Erano entrambi caparbi e decisi. “E allora cosa suggerisci?” chiese lei con sospetto. “Domani a pranzo.” E poiché lei non reagì aggiunse: “In un posto neutrale a tua scelta”. “D'accordo.” Aveva ceduto prima di quando lui pensasse. “Faremo un picnic. Al di fuori del tuo solito ambiente.” “Perfetto” accettò lui prontamente, impassibile.
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