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ТЕМА: 1) Un milionario tutto per me

1) Un milionario tutto per me 11 года назад #90

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Capitolo 1

Era in ritardo. Decise quindi di fare a due a due i gradini della scalinata di marmo del castello di Montvelatte, per raggiungere il più in fretta possibile l'appartamento di Sienna Wainwright e consegnarle il vestito di lino e seta, che la futura principessa aveva espressamente richiesto per quella mattina.

Gettò un'occhiata, per controllare che il custode non fosse nei paraggi e non potesse rimproverarla, per aver evitato di utilizzare l'entrata di servizio.Lo scalone di marmo era la via più diretta e le avrebbe certamente fatto risparmiare secondi preziosi.
Lucia sperava che la signorina Sienna non avesse chiamato Sebastiano, per verificare dove fosse finita la cameriera, che le doveva portare il vestito. Le occupazioni al castello erano molto ambite in quel periodo, soprattutto da quando il Principe Raphael era salito al trono. E la lista di persone desiderose di ricoprire una posizione a corte era molto lunga. Sarebbe bastato il minimo errore, per perdere quel privilegio e venire sostituita.
E lei aveva un estremo bisogno di mantenere quel lavoro...
Le sue ciabattine di gomma scivolarono leggere sugli scalini di marmo. Aveva il fiato grosso per la corsa appena fatta dalla lavanderia attraverso il cortile del castello. Ancora una rampa e sarebbe arrivata... Lanciò di nuovo un'occhiata al vestito, che aveva in mano, per controllare di non averlo stropicciato durante il percorso. Fortunatamente sembrava ancora in condizioni perfette...
Raggiunse il pianerottolo, ma alzò lo sguardo troppo tardi, per evitare di andare a sbattere con forza contro un ostacolo del tutto imprevisto. Fece un salto indietro, spaventata, e avrebbe sicuramente perso l'equilibrio se un paio di mani robuste non l'avessero afferrata per le spalle e sorretta con forza.
"Scusi..." mormorò, senza fiato, ben sapendo di trovarsi in un punto, in cui non sarebbe dovuta essere. La persona, con la quale si era scontrata, era un uomo alto e ben piantato. Certamente non il segretario del sovrano, che era di struttura piuttosto esile, e fortunatamente non Sebastiano o lo stesso principe...
Lo sguardo di Lucia andò istintivamente alla busta di plastica, che ricopriva il vestito e che era scivolata sul pavimento. L'abito appariva irrimediabilmente rovinato e lei si sentì con il morale a terra.
"Si è fatta male?" le chiese con gentilezza l'uomo, che ancora la teneva per le spalle. La sua voce profonda riportò alla memoria di Lucia ricordi da tempo sopiti e alzò gli occhi, confusa.
Mani grandi e forti. Calde... Lucia ebbe un attimo di smarrimento e venne percorsa da un tremito. Sentì le dita dell'uomo stringersi intorno al suo braccio... "N-no, sto bene..." rispose, guardandolo in viso. E questa volta fu contenta, che lui la tenesse ancora stretta, altrimenti le gambe non l'avrebbero sorretta.

Capitolo 2

Lucia chiuse gli occhi, ma quando li riaprì l'uomo era ancora lì davanti a lei. Roberto Peroni, il ragazzo che aveva lasciato Montvelatte anni prima, giurando che avrebbe fatto fortuna. E che, a quanto pareva, aveva raggiunto il proprio obiettivo.
Roberto Peroni era il miglior amico di suo fratello ed era stato la sua passione, quando lei era poco più di una bambina. Roberto Peroni era tornato.
Lucia avrebbe voluto che il suo cuore riprendesse a battere normalmente. Non pensava più a Roberto da molto tempo ormai... Eppure non riesco a distogliere gli occhi da lui.
Era ancora l'uomo più affascinante, che avesse mai visto. Non era cambiato, sembrava soltanto un po' più maturo e forse perfino più bello. Il suo corpo si era irrobustito, le spalle si erano fatte più larghe e il suo sguardo ancora più intenso.
Lui la stava fissando con aria interrogativa. Era chiaro che non l'aveva riconosciuta. Quando erano ragazzi sembrava non accorgersi neanche di lei. Perché dovrebbe ricordarsi di me a distanza di così tanti anni?
Lucia alzò le spalle, cercando di allontanare le mani di Roberto e la leggera delusione che aveva ac-compagnato la consapevolezza, che lui non sapesse nemmeno chi era. Ma come poteva aver pensato anche solo il contrario?
Devo smettere di fantasticare. Doveva portare il vestito alla signorina Sienna e doveva fare in modo che lei fosse presentabile per il primo impegno della mattinata... Diede un'occhiata all'orologio e rimase allibita. Mancava soltanto un'ora al primo appuntamento della signorina! Che cosa pensava di fare, perdendo il suo tempo su una scala in compagnia di un fantasma del passato?
"La prego di scusarmi, per averla urtata, signor Peroni, ma ho delle faccende da sbrigare."
"Conosce il mio nome?" replicò lui, stupito da quelle parole e guardandola ancora più intensamente. "Ci siamo già incontrati? Sono sicuro che non avrei mai potuto dimenticare una donna così bella."
Sta flirtando con me? Lucia era sicura che lui non credesse neanche una parola di quello che diceva, eppure la sua voce profonda l'aveva profondamente scossa.
"Tutti a Montvelatte la conoscono e sanno del suo successo" rispose, allontanandosi e cercando di sottrarsi al fascino incredibile, che lui esercitava su di lei.
"Non vada via, la prego..." la supplicò Roberto, prendendole una mano. "La rivedrò ancora?"
Lei guardò la propria mano tra le sue e si sentì avvampare, provando il desiderio di lasciarla lì per sempre. Ma quella era una pazzia. Roberto era famoso per essere un playboy e, sebbene da ragazzina l'avesse adorato, Lucia non aveva alcuna intenzione di cadere ai suoi piedi. Era chiaro che lui la riteneva disponibile, ma certamente non la desiderava.
"Non credo" rispose, ritirando la mano e raccogliendo l'abito gualcito, prima di avviarsi verso la rampa di scale successiva. Aveva ancora la possibilità di farcela. Ma in quel momento si udì forte la voce di Sebastiano.
"Lucia!"

Capitolo 3

Lucia? Era quello il nome della ragazza? Roberto si era già voltato, sapendo che avrebbe dovuto concentrarsi sull'incontro con il Principe Raphael e sulle urgenti questioni finanziarie, che doveva risolvere. Ma questo non gli impedì di fissare l'attenzione sul nome, che aveva appena sentito.
Improvvisamente un'immagine gli tornò alla mente. L'immagine di una ragazzina, che in silenzio aveva seguito ogni suo movimento, tutte le volte che lui andava a trovare il suo amico Massimo.
Roberto si fermò sulla passatoia. Si tratta proprio di lei? La Lucia, che lui ricordava era poco più di una bambina paffuta, con grandi occhi scuri e uno sguardo incredibilmente espressivo. Questa Lucia aveva un corpo dalle forme sinuose e provocanti, anche sotto il grembiule informe da cameriera. I capelli scuri e mossi le incorniciavano il viso e gli occhi avevano uno sguardo, che sembrava volerlo divorare. Eppure era chiaro che lei l'aveva riconosciuto.
Si è ricordata di me. Non c'era dubbio che fosse lei.
Roberto sentì la voce di Sebastiano dietro di lui. Parlava a voce bassa e non riuscì a distinguere le parole, ma il tono era inequivocabilmente aspro. Poi sentì una voce femminile, che tentava di giustificarsi. Era la voce di Lucia. Sebastiano l'aveva rimproverata.

Ma per quale ragione dovrei preoccuparmene? Non erano affari suoi. Lanciò un'occhiata all'orologio e imprecò debolmente. Non voleva fare tardi. Raphael lo stava aspettando e non era abituato a far attendere Sua Altezza, anche se erano amici di lunga data.Eppure i suoi piedi rimasero ancorati al terreno.
Roberto si guardò dietro le spalle, passandosi una mano tra i capelli, e imprecò di nuovo. Perché mi interessa, se quella donna è in difficoltà?
Perché tu non vuoi che accada per colpa tua... sussurrò una voce dentro di lui. Non se vuoi avere l'opportunità di rivederla. E poi, sicuramente, lo tormentava l'idea che lei avesse risposto in maniera così evasiva alla sua richiesta di incontrarla di nuovo. Perché si era comportata in quel modo? E per quale motivo aveva finto di non riconoscerlo?
Roberto voleva scoprirlo. Si voltò, per tornare verso la scala, dove risuonavano ancora le voci di Sebastiano e di Lucia. Poteva vederli. Sebastiano teneva il sacco di plastica con il vestito, che era scivolato dalle mani di Lucia, quando si erano scontrati. Lei aveva la testa china e stringeva nervosamente le mani. "Per favore..." la sentì mormorare, "... ho bisogno di questo lavoro. Le prometto che non mi capiterà più di essere in ritardo." Sollevò la testa, pronunciando le ultime parole, e Roberto vide che aveva gli occhi umidi. Di nuovo si chiese se doveva occuparsi di un problema, che non aveva niente a che fare con lui. Per quale motivo avrebbe dovuto interferire?
Fece per voltarsi e andarsene. Lei dovette cogliere quel movimento, perché alzò lo sguardo e notò che lui la stava guardando. Subito girò la testa, ma Roberto fece in tempo a cogliere il suo sguardo risentito, come se fosse infastidita dalla sua presenza e desiderasse vederlo scomparire all'istante.
Non ti libererai di me tanto facilmente... pensò Roberto tra sé. "Sebastiano" chiamò poi ad alta voce, facendo i gradini tre alla volta. "Posso parlarle?"

Capitolo 4

Sebastiano socchiuse leggermente gli occhi, facendosi serio. "Signor Peroni, non era atteso in biblioteca per un incontro con il Principe Raphael?"
"Ho ancora qualche minuto" replicò lui, altrettanto serio. "Mi dispiace per questa interruzione, ma volevo parlare con questa ragazza. Meglio ancora se lei sarà presente. Penso che ci sia qualcosa che debba sapere."
Sebastiano lanciò un'occhiata in direzione di Lucia, come se si aspettasse che Roberto dicesse qualcosa che rinforzasse la sua intenzione di licenziarla. "E sarebbe?"
Lucia sentì venir meno ogni speranza. Era già abbastanza grave che Sebastiano l'avesse sorpresa sulla scala principale, in ritardo per aver dovuto assistere la nonna e con il vestito della signorina Sienna tutto gualcito tra le mani... E ora Roberto voleva intromettersi... Perché?
A meno che lui non se la sia presa perché ho declinato la sua proposta di incontrarmi di nuovo... Lucia deglutì a fatica. Non si meritava un trattamento del genere, soltanto per aver mostrato poco interesse...
Roberto la guardò con una scintilla negli occhi e il sorriso sulle labbra. "Volevo ringraziare la signorina per il suo aiuto e complimentarmi con lei, Sebastiano, per la qualità dei suoi dipendenti."
Lucia lo guardò incredula, mentre Sebastiano si irrigidiva. "Questo mi fa piacere" dichiarò l'uomo in tono asciutto. "Potrei sapere per quale motivo vuole ringraziare la signorina Lucia?"
Roberto accentuò il sorriso e, anche se era rivolto a Sebastiano, lei si sentì travolgere come da un'esplosione di fuochi d'artificio.
"Nella fretta di arrivare puntuale all'incontro con il Principe Raphael..." riprese Roberto. "... ho preso la direzione sbagliata e mi sono sfortunatamente scontrato con questa povera ragazza, facendole scivolare il vestito, che aveva in mano. Poi le ho fatto perdere del tempo prezioso, facendomi spiegare da che parte andare... Soltanto quando lei si era ormai allontanata, mi sono reso conto di non averla nemmeno ringraziata per la sua gentilezza e la sua disponibilità."
Sebastiano era rimasto visibilmente scosso. Ma Lucia lo era ancora di più. Roberto aveva alterato la verità, per proteggerla. Perché? Non sapeva nemmeno chi era, né che aveva un disperato bisogno di mantenere quel lavoro, per cercare di estinguere i debiti di famiglia...
In lei si riaccese la speranza. Ma questo non cambiava il fatto che Roberto avesse mentito...
Lucia fece un respiro profondo. Non voleva conservare il proprio lavoro con l'inganno. Non era ancora arrivata così in basso...
"No" affermò. E a quel punto fu Roberto a trattenere il fiato. "Non è così. È tutta mia la co..."

Capitolo 5

"La prego, signorina" la interruppe immediatamente Roberto. "Non deve essere così modesta. È chiaro che le cose sono andate come ho appena spiegato."
Lucia rimase in silenzio, con gli occhi socchiusi, arrossendo leggermente. Sebastiano alzò una mano e si schiarì la gola. Era evidente che non credeva nemmeno a una parola di quanto aveva affermato Roberto, ma si trovava comunque nella posizione di dover modificare il proprio atteggiamento.
"Lucia!" sbottò con aria seccata, rimettendole tra le mani il sacco con il vestito stropicciato. "Porti subito questo alla signorina Wainwright e le faccia le sue scuse. Forse deciderà di scegliere un altro vestito per la giornata di oggi. Altrimenti si assicuri che questo venga riportato immediatamente in lavanderia, per essere di nuovo stirato."
La ragazza accennò un inchino verso Sebastiano e si voltò per andarsene. Ma prima di scomparire lungo il corridoio, lanciò un'occhiata gelida nei confronti di Roberto.
Lucia bussò alla porta della signorina Sienna decisa a scusarsi con lei. Ma quando entrò nella stanza, scoprì che la futura principessa era ancora a letto, intenta a fare colazione. "Mi dispiace, Lucia" mormorò la giovane con un sorriso colpevole. "Non avevo molta voglia di alzarmi. Spero che questo non le causi problemi."
Lucia rimase di stucco. Sebastiano le aveva fatto credere che avrebbe trovato la signorina Sienna, a passeggiare avanti e indietro impaziente, in attesa del vestito, e invece la ragazza australiana se ne stava ancora a letto con aria indolente. E si era appena scusata con lei...
"Nessun problema" replicò, attraversando la camera, per andare ad aprire le tende e lasciar entrare la luce del sole. "Sono io che devo scusarmi invece. Mentre venivo qui, ho lasciato cadere il suo vestito, che ora è completamente rovinato. Ma lo riporterò in lavanderia e chiederò che venga immediatamente stirato. Me ne occuperò, mentre lei fa il bagno. Non ci vorrà molto."
La signorina guardò prima il vestito e poi Lucia, mordendosi leggermente il labbro inferiore. "Allora le devo delle altre scuse. Aveva ragione lei, quando mi ha detto che non era il caso di presentarmi al braccio del principe con un vestito già indossato in altre occasioni." Di nuovo le sorrise in modo affabile. "Mi dispiace di aver chiesto proprio quello."
Altre scuse. Lucia fece un cenno del capo e strinse le labbra, deglutendo a fatica, mentre si voltava verso il guardaroba. Era lei in ritardo. Era lei ad aver rovinato il vestito. Eppure quella donna, la futura principessa di Montvelatte, si stava scusando con lei.
Dopo la fatica di occuparsi della nonna, lo scontro con Roberto e l'incontro con Sebastiano... dopo aver perfino pensato di aver perso il lavoro, quella cortesia così inaspettata era veramente troppo. Mentre la signorina era nel bagno, Lucia si lasciò andare a qualche lacrima, ma nel frattempo continuò a occuparsi di scegliere un nuovo vestito per la mattinata e tutti gli accessori intonati.
Sono stata fortunata ad avere l'opportunità di lavorare con la signorina Sienna... Quel pensiero la mise di buon umore. Ma, quando più tardi uscì dal palazzo per riprendere il suo scooter e andare a casa, trovò Roberto ad aspettarla.

Capitolo 6

Era appoggiato a un'Alfa Romeo nera e lucida, parcheggiata proprio di fronte allo scooter. Teneva le braccia incrociate davanti al petto e un piede appoggiato a una delle ruote scintillanti dell'auto. Durante il giorno si era cambiato e aveva sostituito vestito e cravatta con una camicia bianca, che teneva aperta sul collo. Aveva le maniche arrotolate e indossava un paio di occhiali da sole.
La stava guardando e Lucia fece fatica a deglutire... Quella macchina nera sembrava il simbolo del peccato. Roberto, poi, le appariva ancora più pericoloso. La tentazione fatta persona.
Di nuovo deglutì, pensando che sarebbe stato meglio, se avesse bevuto qualcosa prima di uscire. L'aspettava un viaggio di 45 minuti in quell'aria calda e lei aveva la gola completamente secca. Dovette farsi forza per allontanare lo sguardo da Roberto e girare intorno alla macchina, accennando soltanto un movimento del capo, come se non lo avesse affatto nemmeno riconosciuto. Poi cominciò a rovistare imbarazzata nella borsa, alla ricerca delle chiavi.
"Posso offrirle un passaggio?" chiese Roberto, senza muoversi dalla posizione, in cui era.
"Grazie" rispose Lucia, fingendo indifferenza e senza neanche guardarlo. Aveva paura di alzare gli occhi, in caso lui la stesse osservando da dietro gli occhiali scuri. Il cuore le batteva all'impazzata.
Che cosa ci faceva lì Roberto? Aveva forse in mente di concedersi una breve avventura, mentre si trovava sull'isola dove era nato? L'isola dalla quale aveva avuto fretta di andarsene e dove non era più tornato per tanto tempo? Pensava forse che lei si ritenesse in debito con lui, perché l'aveva difesa davanti a Sebastiano?
Non ci pensava proprio a sentirsi in debito!
Finalmente trovò le chiavi e le mostrò a Roberto, facendole ondeggiare tra le dita. "Ho qui il mio scooter."
"La mia auto è sicuramente più comoda" replicò lui, allontanandosi dalla macchina per seguirla. Si muoveva con estrema eleganza. Lucia decise di concedergli un sorriso. "Ma lo scooter posso usarlo senza condizioni" affermò lei, mentre montava sulla moto e infilava le chiavi nell'accensione, stringendo il manubrio come se fosse un'ancora di salvezza.
Roberto si avvicinò e le tolse le chiavi di mano. "Chi ha parlato di condizioni?"
Esasperata da quel gesto, Lucia alzò lo sguardo verso di lui. "Perché l'ha fatto?"
Il sorriso sicuro che Roberto le rivolse spiegava perfettamente il perché. Sa di poterlo fare.
Il cuore di Lucia batteva all'impazzata e lei riuscì a stento a sentire le proprie parole, quando iniziò a parlare. Sperava solamente di apparire più sicura di quello che era in realtà. "Che cosa vuole da me?"
Ma si pentì subito di averglielo chiesto, perché lui si chinò verso di lei e appoggiò le mani sulla moto, avvicinando talmente il proprio viso a quello di Lucia, che lei riuscì a percepire con estrema precisione la fragranza del suo profumo maschile.
"Sei cambiata, Lucia" mormorò a quel punto Roberto. "Una volta non eri tanto sprezzante."

Capitolo 7

Lei rimase senza parole. Alzò gli occhi e incontrò lo sguardo di Roberto. Lui le stava sorridendo. Era così sicura che non l'avesse riconosciuta... Erano passati quindici anni e allora lei era poco più che una bambina.
"È passato molto tempo."
Lui accentuò il sorriso. I suoi denti bianchi e perfetti contrastavano con la pelle olivastra, resa ancora più scura dalla barba un po' lunga. "Pensi che abbia dimenticato l'ombra, che mi seguiva sempre in silenzio? Pensavo che saresti stata un ottimo detective." Per la sorpresa lei emise un grido soffocato, mentre lui continuava a sorriderle. "Massimo mi raccontava che volevi entrare in Polizia. Com'è che sei finita a lavorare qui al castello?"
Imbarazzo misto a risentimento, nel sentire parlare di suo fratello e dei suoi sogni di un tempo, riempirono il cuore di Lucia. E quelle emozioni si mescolarono a ricordi e sentimenti, alimentati dalla vicinanza di Roberto, finché lei non fu consapevole di nient'altro, se non della sua presenza.
Fuggire era l'unica possibilità. Con il volto in fiamme, Lucia cercò di tirare indietro lo scooter. Le molle del sedile ormai consunto cigolarono sotto il suo peso, ma Roberto non aveva intenzione di lasciarla andare tanto facilmente. Le mostrò le chiavi, che teneva ancora in mano. "Non dimentichi qualcosa?"
Era proprio quello, di cui Lucia non aveva bisogno. Non quel giorno. Doveva tornare a casa al più presto, per dare il cambio ad Anna e a Maria. Le sue vicine erano estremamente generose con lei, ma avevano già le loro famiglie, alle quali badare. Non potevano preoccuparsi in continuazione anche della nonna di Lucia... E tutto stava diventando così complicato, ora che la memoria della nonna cominciava a vacillare...
"Che cosa vuole da me, signor Peroni?"
"Per favore, chiamami Roberto."
Lei strinse le labbra. "Che cosa vuoi... Roberto?"
"Sono stato via molto tempo. Non sono più aggiornato su quello che succede a Montvelatte. Speravo di poterti vedere stasera, così mi potresti raccontare un po' di cose..."
"Non ti sei mai preoccupato di tenerti al corrente."
"Nel caso tu non lo avessi notato, non sono stato fermo un minuto in tutti questi anni."
"No. Sei stato impegnato a costruirti una fortuna. Quanti miliardi di euro possiedi? Cinque? Dieci? Oppure hai già perso il conto?"
"Da come ne parli, sembra che ci sia qualcosa di sbagliato nell'avere avuto successo."
"No. Hai sempre detto a tutti che saresti andato via da Montvelatte e avresti cercato di costruire qualcosa. Bene, ci sei riuscito. Devi sentirti orgoglioso. E ora, se vuoi darmi le chiavi, io dovrei andare."
"Ceniamo insieme."
"Non posso."
"Non puoi... o non vuoi?"
"Ha importanza? Non succederà."
"Neanche in ricordo dei vecchi tempi?"
"È' per questo che hai parlato in quel modo a Sebastiano? E per questo che gli hai detto che eri stato tu a scontrarti con me, invece che il contrario? Per amore dei vecchi tempi?"
"Speravo che mi saresti stata grata."
"Non c'era bisogno di mentire!"
"Non sembri molto contenta. Avevo avuto l'impressione che stessi per perdere il tuo lavoro..."
"E pensi che per questo io mi senta in debito con te?"
"Hai ancora il tuo lavoro?"
Lucia sperò che il suo sguardo riuscisse a comunicare tutto il risentimento che aveva nel cuore. "Io non ti devo proprio niente!"

Capitolo 8

"E ora..." riprese Lucia seria, "... posso avere le mie chiavi?"
Non le importava di essere stata costretta a togliergliele di mano. L'importante era di averle recuperate e che nel giro di qualche minuto si sarebbe potuta allontanare da Roberto, che continuava a rimanere fermo di fronte allo scooter.
Lei invece non vedeva l'ora di andarsene. Girò la chiave nella serratura dell'accensione. Il motore partì a fatica. Poi si spense del tutto.
Lucia evitò lo sguardo di Roberto e provò di nuovo. Ma questa volta il motore si rifiutò di partire.
Mentre tentava ancora una volta, avrebbe voluto sprofondare. Il vecchio scooter di Massimo non era mai stato molto affidabile, ma perché doveva smettere di funzionare proprio in quel momento?
"Sembra che tu abbia un problema" affermò Roberto in tono visibilmente soddisfatto. "Posso fare qualcosa per te?"
"Te ne intendi di scooter?" chiese, provando di nuovo a girare la chiave senza risultato.
"Avanti" mormorò lui, quando fu chiaro che tutti gli sforzi erano inutili. "Ti darò un passaggio a casa."
"No, io..."
"C'è qualcuno che posso chiamare, allora? Un fidanzato? Un marito?" la provocò, prendendo il cellulare.
Lei lo guardò storto, mentre si fermava un momento a riflettere, morsicandosi il labbro. "No, ma..."
"Hai detto che dovevi andare a casa. Non ci arriverai mai con quel rottame."
"È lontano..."
"Non credi che sappia dove abiti? Stai ancora a Calitano?"
Lei si portò una mano alla fronte, per allontanare i riccioli scuri. Non aveva alternativa. Un taxi avrebbe dovuto arrivare dalla città di Velatte. Ci sarebbe voluto troppo tempo...
"Grazie" accettò alla fine, evitando lo sguardo di Roberto, mentre scendeva dalla sella. "Accetterò un passaggio fino a casa."
Quando la macchina si allontanò dal castello, dirigendosi verso valle, il sole stava ormai tramontando. Attraverso i finestrini aperti arrivava il profumo del timo, che si mescolava all'odore dei sedili di pelle. E forse quello che Lucia percepiva era anche il profumo di Roberto...
"Avevo dimenticato quanto fosse bella Montvelatte" disse, voltandosi verso di lei. "Lo è per molte ragioni..."
Il cuore di Lucia riprese a battere forte, mentre lui la guardava negli occhi. Era chiaro che si stava riferendo a lei.

Capitolo 9

Lucia era bellissima. Era molto carina anche da bambina, con gli occhi scuri come la notte e la pelle di una delicata tonalità ambrata, ma ora la sua bellezza era veramente fiorita. Era molto diversa dalle donne che lui era solito frequentare. Donne che si aspettavano complimenti e regali. Donne sofisticate, che guardavano il mondo con occhi cinici e che avevano ormai dimenticato come si fa ad arrossire.
Proprio il contrario di Lucia.
Bastava fare un accenno alla sua bellezza e la sua pelle di seta si imporporava, come se lei non avesse mai ricevuto un complimento in vita sua. Il che non sembrava possibile. Doveva ormai avere almeno venticinque anni. Sicuramente una ragazza bella come lei aveva avuto dei corteggiatori, ma sembrava che al momento non ci fosse né un fidanzato, né un marito. Così pensava Roberto, mentre guidava l'auto sulla strada in salita piena di curve. La cosa lo metteva di buon umore, anche se non riusciva ancora bene a capirne il perché.
A Massimo quell'auto sarebbe piaciuta da impazzire, si disse Lucia. Lui aveva sempre sognato di potersi permettere una macchina sportiva, con la quale andare in giro per l'isola, proprio come stava facendo Roberto in quel momento. Con la nuova barca sarebbero riusciti a pescare di più, diceva. In breve sarebbero riusciti a ripagare la barca e avrebbero avuto abbastanza soldi per far fronte a tutte le altre spese e realizzare i loro desideri: una nuova cucina per la mamma, un vestito nuovo per papà e una macchina per andare tutti quanti in chiesa la domenica.
Avevano pensato che fosse un buon progetto. Così ci sarebbero stati anche i soldi per mandare Lucia all'Accademia di Polizia a Roma. Ma purtroppo il destino si era messo contro di loro...
"La casa è sempre la stessa?"
Lei lo guardò con aria assente. Nessuno dei due aveva parlato per tutto il tragitto. Lei era troppo nervosa, lui invece sembrava soddisfatto di lasciarle godere il panorama attraverso il finestrino. Andavano a una velocità per lo meno doppia rispetto a quella, alla quale viaggiava lo scooter di Lucia e lei fu sorpresa di vedere che erano già prossimi al paese.
"La stessa casa" ripeté lui con un sorriso. "A Calitano."
"Oh, sì" rispose lei ed ebbe un brivido. Era la stessa casa modesta, nella quale aveva vissuto fin da bambina. Soltanto che ora era veramente trascurata. Il tetto aveva tegole rotte e i muri erano tutti crepati. Nonostante lei si sforzasse di ridipingere la facciata tutti gli anni a Pasqua, i difetti rimanevano ben evidenti.
Di colpo Lucia capì di non voler far vedere la casa a Roberto. Lui non apparteneva più al suo mondo. Aveva cambiato vita, così come aveva sempre detto di voler fare. Ed era riuscito a realizzare le proprie aspirazioni.
"Fermati pure qui" suggerì in tono forzatamente allegro. "Ti ho già disturbato abbastanza."
"Ti porterò fino a casa, invece. E, già che sono arrivato fin qui, avrei proprio voglia di vedere Massimo, se è da queste parti" dichiarò lui, guardandola negli occhi. "Sai dove posso trovarlo?"
Un brivido percorse la schiena di Lucia, mentre i suoi occhi andavano al promontorio irregolare, che dominava il mare appena fuori città. Quando finalmente riuscì a parlare, la voce le uscì dura e aspra come la pietra che ricopriva la tomba, che si vedeva risplendere in lontananza sotto gli ultimi bagliori del sole.
"Davvero non lo sai?"

Capitolo 10

"Che cos'è che non so, Lucia? Di che cosa stai parlando?"
Si fermarono vicino alla vecchia casa decrepita e Lucia cercò di aprire la portiera, per scendere dalla macchina.
"No" mormorò lui, allungandosi per afferrare la maniglia della portiera e tenerla chiusa. "Non te ne andrai, finché non mi dici che cosa succede."
"Oh, scusami, dimenticavo..." sbottò lei, improvvisamente furiosa per il fatto che lui la stesse trattenendo. "Non sei rimasto fermo in tutti questi anni, vero? Ti sei mosso in fretta. Non vedevi l'ora di lasciarti alle spalle Montvelatte e non ti sei più preoccupato di sapere che cosa stava succedendo qui."
Mentre lei finiva di parlare, lui scese dalla macchina e le aprì la portiera dall'esterno. "E che cosa stava succedendo?" domandò, leggermente irritato. "Che cos'è che mi sarei perso?"
Lucia aveva le ginocchia molli e faceva fatica a stare in piedi, ma Roberto l'aveva afferrata per le braccia e lei non sapeva nemmeno, se i suoi piedi stavano toccando terra. Davanti agli occhi vedeva delle macchie nere e il sangue le pulsava nelle tempie. L'impeto di rabbia iniziale si era affievolito e si sentiva estremamente debole. Lo guardò negli occhi, senza alcuna voglia di dargli le spiegazioni che chiedeva. Sperando anzi che quello, che stava per dire non fosse mai accaduto.
"Mio fratello... il tuo amico... Massimo è morto."
Pensava che lui si sarebbe rifiutato di crederle. Ma Roberto la prese d'impulso tra le sue braccia e la tenne stretta a sé. "Accidenti!" lo sentì borbottare contro i suoi capelli. "Vorrei che non fosse mai accaduto..."
Lei avrebbe voluto ringraziarlo per quelle parole sincere, perché esprimevano esattamente quello che provava anche lei.
"Lucia, sei tu?"
Quella voce le ricordò all'improvviso che erano a casa e Lucia alzò gli occhi. Anna, la sua vicina, era apparsa sulla porta. La donna si fermò di colpo, appena la vide tra le braccia di un uomo, e spalancò gli occhi per la sorpresa. "Scusa, non volevo interrompervi."
"Anna" replicò subito Lucia, sottraendosi in fretta all'abbraccio. "Il signor Peroni è un vecchio amico di mio fratello. È appena ritornato al paese... Non è facile per lui."
Anna scrutò attentamente il nuovo venuto, poi fece un cenno del capo e batté le mani. Se le asciugò nel grembiule e si fece avanti, per abbracciare Roberto. "Mi ricordo della tua mamma e di tua sorella. Come sta la tua famiglia? Stanno tutti bene?"
Si fermarono a parlare e Roberto promise che avrebbe portato a sua madre i saluti di Anna. Ma Lucia si sentiva a disagio. "Come va la nonna?" chiese, quando finalmente riuscì a inserirsi nel discorso.
Anna sorrise e appoggiò una mano sulle sue. "Adesso è più tranquilla. Sta riposando."
Lucia l'abbracciò, sollevata, e la ringrazio per quello che aveva fatto. "Non so come farei senza di te."
"Ci sono ancora degli gnocchi nel forno" replicò Anna con un sorriso. "Più che sufficienti per due..." aggiunse poi, lanciando un'occhiata in direzione di Roberto.

Capitolo 11

La nonna stava guardando uno dei suoi programmi preferiti sul vecchio televisore in bianco e nero. Fece un cenno con la testa a Lucia, quando lei la baciò sulla guancia, e cercò di zittirla con un movimento della mano, rimettendosi immediatamente a fissare la televisione. Poi si accorse che con lei c'era Roberto.
"Massimo!" gridò, alzandosi di scatto. "Sei tornato a casa, finalmente! Ti ho aspettato tanto."
Lucia la prese per il braccio magro e l'aiutò a tenersi in piedi. "Non è Massimo, nonna. Questo è Roberto, l'amico di Massimo."
La donna anziana sembrava confusa, poi si riprese e fece un sorriso. "Roberto. Certo, mi ricordo di Roberto! Ma come sei cresciuto..." esclamò, tendendo le braccia.
Lucia strinse i denti, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi, perché Roberto sorrise e lasciò che la nonna lo abbracciasse, ricambiando il suo gesto affettuoso. "Sono contento di rivederla" disse poi in tono affettuoso. Lucia avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo.
"Grazie per come ti sei comportato" mormorò, dopo che la nonna si fu ritirata per la notte.
Si sedettero entrambi all'aperto, sotto il pergolato e mangiarono insieme gli gnocchi e l'insalata, accompagnandoli con una bottiglia di vino locale, che Lucia aveva trovato nella credenza. "Grazie per aver reso felice la nonna."
Roberto indugiò, fissando il piatto di gnocchi. Aveva appetito, ma sentiva che Lucia gli stava ancora nascondendo qualcosa. In altre circostanze avrebbe chiesto apertamente dettagli, ma in quel momento si rendeva conto di dover procedere con cautela. Si chiese perplesso come mai lei fosse sola insieme alla nonna. Dove erano finiti i suoi genitori?
Lucia gli sedeva di fronte. Lui continuava a pensare al momento, in cui l'aveva abbracciata. Non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo del corpo di lei contro il suo. Era stata una sensazione bellissima... come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ricordava ogni dettaglio... la curva del seno, i suoi fianchi...
Si agitò a disagio sulla sedia. Come poteva lasciarsi andare a quei pensieri in quel momento? Il suo amico di infanzia era morto. Doveva essere successa una tragedia... Appoggiò la forchetta sul piatto e sollevò lo sguardo. "Hai voglia di raccontarmi che cosa è successo?" chiese alla fine.
Lucia lo guardò negli occhi, confusa. Poi cominciò a raccogliere i piatti e i bicchieri. "È stato tanto tempo fa" cominciò, tenendo la pila di piatti davanti a sé, come fosse uno scudo dietro al quale proteggersi. "E poi si sta facendo tardi e non voglio trattenerti. Grazie per avermi accompagnata."
"Lucia, Massimo era tuo fratello, ma era anche mio amico. Ti prego, raccontami quello che è successo."

Capitolo 12

Lei tornò a sedersi, senza far caso a Roberto, che le aveva tolto i piatti e le aveva preso la mano tra le sue. Sentiva di nuovo quel dolore sordo nel petto, che le era così familiare.
"Una barca nuova era il sogno di Massimo. Se avesse pescato di più, avrebbe anche guadagnato di più. Questo gli avrebbe permesso di mandarmi all'Accademia di Polizia e di realizzare così il mio desiderio. Purtroppo ci fu una tempesta, che sorprese le barche in mare. Cercarono tutti di tornare, ma papà e Massimo dettero la precedenza alle barche più vecchie e più piccole, mentre il temporale si faceva sempre più violento. Quando finalmente toccò a loro, arrivò un'onda inaspettata, che sollevò la barca e la mandò a sbattere contro le rocce. Mia madre si gettò in mare, per cercare di salvarli, senza che nessuno riuscisse a trattenerla. Ma non servì a niente... morirono tutti."
"Lucia..." Lui le andò vicino e la strinse di nuovo, cullandola tra le sue braccia. Riusciva a percepire tutta la sua disperazione.
"Io ero in Accademia, quando arrivò la notizia" continuò lei in un sussurro. "Sono venuta subito a casa" riprese con un brivido. Lui la strinse più forte e le baciò leggermente i capelli, che odoravano di timo e rosmarino. Aveva lo stesso profumo dell'isola...
"E da allora hai dovuto badare da sola a tua nonna...?"
"La gente di qui è stata buona con me. Anna e Maria cercano di aiutarmi. Alla nonna qualche volta manca la memoria... Ma devo lavorare per riuscire a ripagare la barca. Per fortuna la situazione è migliorata, da quando il Principe Raphael è salito al trono..."
"La barca non era assicurata?"
"Sarebbe dovuta esserlo" rispose lei in tono sommesso. "Ma le cose non stavano andando tanto bene. Ci furono delle spese impreviste e il prezzo del combustibile era salito alle stelle. Massimo non lo disse a nessuno, ma smise di pagare l'assicurazione per riuscire a pagarmi gli studi in Accademia."
A quel punto Lucia cominciò a singhiozzare, senza riuscire più a trattenersi. Roberto la lasciò piangere, continuando a ripeterle che non era colpa sua. Finalmente aveva capito, perché lei non fosse entrata in Polizia e perché avesse accettato quell'umile lavoro al castello. "Non lo sapevo..." mormorò, continuando a tenerla abbracciata. E per la prima volta si dispiacque di avere lasciato Montvelatte, per andare a raggiungere lo zio in Australia con la propria famiglia. Aveva ottenuto il successo, che cercava, ma aveva perso ogni contatto con l'isola. "Se la mia famiglia fosse rimasta... lo avrei saputo" sospirò sommessamente.
Lucia alzò lo sguardo verso di lui. Aveva l'aria estremamente vulnerabile, ma appariva ugualmente bellissima alla luce della luna. "Non importa."
Ma lui sapeva che invece importava. Per lo meno importava a lui. Gli dispiaceva che lei dovesse vivere in quelle condizioni... Aveva il viso di una dea...
"Lucia..." sussurrò piano Roberto, abbassando la testa verso di lei.

Capitolo 13

Le labbra di Lucia erano morbide, piene e terribilmente dolci. Lei aveva il sapore del miele, della frutta, che avevano appena condiviso, sapeva di vino rosso. Ma soprattutto sapeva di donna. Era calda, femminile e incredibilmente sensuale. Le sue labbra si muovevano sotto quelle di Roberto, plasmando il suo desiderio.
La voglio.
Quella consapevolezza lo colpì all'improvviso. La voleva non soltanto per un bacio. Non per una sola notte. Desidero tutto di lei. E se non si fosse fermato subito... Dopo un paio di tentativi riuscì ad allontanarsi quel tanto che bastava, per guardarla negli occhi.
"Perché lo hai fatto?" chiese lei a bassa voce.
Lui era talmente confuso, da non riuscire a capire se gli stesse chiedendo perché l'avesse baciata o perché avesse smesso di baciarla. Stava ancora cercando di raccapezzarsi, quando lei si sottrasse al suo abbraccio e lo guardò adirata, tenendo le braccia lungo i fianchi con i pugni chiusi. "Penso che sia ora che tu te ne vada."
Quel cambiamento improvviso colse Roberto alla sprovvista. "Lucia..." Le cose si stavano muovendo troppo in fretta, per poterle esaminare con precisione. "Mi dispiace se ho fatto qualcosa di sbagliato."
"Non voglio la tua compassione" replicò lei secca, chiaramente arrabbiata con se stessa, per aver ceduto così facilmente a un uomo, che era, di fatto, uno sconosciuto. "Non ho bisogno che qualcuno si senta dispiaciuto per me."
Lui scosse la testa. "Non è stato un bacio dettato dalla compassione."
"Io non voglio la tua compassione" gridò lei a quel punto. "E non voglio che tu rimanga qui. Non appartieni più a questo posto."
"Ma io sono cresciuto qui!"
"Già, ma non vedevi l'ora di andartene. E adesso è venuto il momento che tu te ne vada di nuovo."
"Io vorrei rivederti..."
"Perché? Così potrai essere contento di essere sfuggito a questa realtà, quando tornerai alla tua vita di sempre, insieme alle tue donne meravigliose?"
"Non è come dici. E tu lo sai."
"No, non lo so. Tu non appartieni più a questo posto, Roberto. Rimarrai qui finché avrai risolto la crisi della banca centrale, ma non hai intenzione di restare per sempre. Non è così forse?"
In effetti lui aveva richiesto un contratto temporaneo, con l'idea di andarsene appena terminato l'incarico. Ma Montvelatte lo aveva sorpreso. Ne aveva dimenticato le bellezze naturali e i panorami mozzafiato. Aveva dimenticato i profumi di erbe aromatiche, che riempivano l'aria e aveva dimenticato gli spazi infiniti... Non che avesse cambiato idea, riguardo al fatto di andarsene...
"Come vuoi tu" mormorò alla fine. "Grazie per la cena. Farò in modo che una macchina venga a prenderti domani mattina."
"Non ce n'è bisogno..."
"Sì invece" replicò lui deciso. "Ti ho fatto lasciare lo scooter al castello. Ti farò avere un passaggio domani, per andare al lavoro."

Capitolo 14

Non avrebbe mai dovuto baciarla, pensò Roberto, sbattendo il palmo di una mano contro il volante dell'auto. Accidenti! L'aveva tenuta tra le braccia ed era riuscito a rovinare tutto, cedendo all'istinto di baciarla.
Ma lei si sbagliava. Non l'aveva fatto per compassione. L'aveva baciata, perché la desiderava... E lei mi ha contraccambiato.
Mentre scendeva lungo la strada tortuosa in direzione del porto, Roberto cominciò a intravvedere le luci della città di Velatte. Il cielo notturno sembrava fatto di velluto... la luce della luna si rifletteva sul mare scuro e la cittadina sembrava un paesino da favola. Lui non aveva mai creduto alle favole. Aveva sempre pensato che ognuno dovesse costruirsi il destino con le proprie mani. Ne era sempre stato sicuro...
Ma Lucia? Che colpa aveva della disgrazia, che si era abbattuta su di lei? Roberto non aveva risposte, ma non aveva comunque intenzione di continuare a vederla soffrire.
La signorina Sienna appariva bellissima nel vestito di seta color verde mare, che ne metteva in risalto le curve e le scendeva fino ai piedi. Lucia provò a immaginare come si sarebbe sentito il Principe Raphael, quando l'avesse incontrata. Era chiaramente pazzo di lei. Doveva essere fantastico essere così innamorati!
"Bella" affermò con un sorriso, porgendo alla futura principessa la borsa e uno scialle di garza sottile. Poi, una volta che se ne fu andata e lei ebbe sistemato la stanza, Lucia fu libera di tornarsene a casa.
Si affrettò verso il parcheggio, dove aveva lasciato lo scooter. L'autista, che era venuto a prenderla quella mattina l'aveva informata che un meccanico avrebbe aggiustato la moto e gliel'avrebbe fatta trovare pronta, per quando fosse uscita dal lavoro.
Le seccava che Roberto si fosse assunto l'incombenza di far riparare lo scooter, ma sapeva che il motorino aveva assoluto bisogno di essere rimesso in sesto. Il meccanico, del quale di solito si serviva, abitava in paese e non sarebbe certamente venuto fino al castello per uno scooter. Lucia si augurava soltanto che chi aveva fatto il lavoro, potesse aspettare finché lei avesse avuto abbastanza soldi per pagarlo.
Raggiunto il parcheggio, si guardò intorno, ma non vide traccia della sua moto. C'era soltanto uno scooter nuovo di zecca, parcheggiato in un angolo.
"Signorina Altomare?" la chiamò la guardia, che prestava servizio alla porta.
"Sì?"
"Un signore ha lasciato questo per lei" replicò la guardia, porgendole una busta, sulla quale era scritto chiaramente il suo nome. Lei l'aprì con un sospiro, aspettandosi di trovare il conto, mentre con gli occhi continuava a guardare in giro, cercando il suo scooter. In quel momento qualcosa scivolò dalla busta e cadde per terra. Una chiave. Lucia si fece seria e la raccolse. Poi, finalmente, scorse una nota scritta su un pezzo di carta da lettere con l'intestazione di un albergo.
Troppe riparazioni diceva il biglietto. Spero che ti piaccia il rosso. Poi seguiva soltanto la firma. Roberto.
Lucia guardò la chiave, che aveva in mano, e lanciò un'occhiata allo scooter, che si trovava nel parcheggio. Era nuovo fiammante e rosso, con ruote cromate. Era bellissimo. Era lo scooter dei suoi sogni. Ma non era quello di Massimo. E certamente non era suo.
Lucia controllò di nuovo il biglietto, mandò a mente l'indirizzo dell'albergo e si infilò il casco. Devo parlare con Roberto al più presto.

Capitolo 15

"Ti restituisco la chiave" affermò senza fiato. Quando arrivò all'hotel era accaldata e furiosa. Aveva fatto chiamare dalla reception Roberto, che la guardò perplesso e l'accompagnò fino al suo appartamento.
In circostanze normali lei sarebbe rimasta incantata di fronte alle grandi vetrate, che davano direttamente sul porto, ma in quel momento era decisamente troppo arrabbiata.
Lui versò un drink per entrambi e rimase a guardarla confuso, mentre lei gli faceva ondeggiare la chiave davanti.
"Non ti piace il colore?"
"Voglio il mio scooter."
"Lo hai avuto."
"Intendo il mio vecchio scooter. Lo rivoglio. Dov'è?"
"Probabilmente in discarica ormai" replicò lui con calma, mentre le porgeva il bicchiere. Ma lei si mise a gridare.
"E allora vai a prenderlo! Mi avevi promesso di farlo riparare."
"Non hai avuto il biglietto? C'erano troppe riparazioni da fare."
"Non era in condizioni così disastrose."
"No?" chiese lui sdraiandosi su una poltrona di pelle e mettendo le mani dietro la testa. Lei era infastidita dal modo in cui lo sguardo di Roberto accarezzava il suo corpo. Poi lui sorrise e lei capì che la stava prendendo un po' in giro. "Vuoi dire a parte i freni consumati, la frizione distrutta, l'accensione bruciata, le gomme quasi a terra e il sedile tutto strappato?"
Lei batté un piede per terra e si mise a posto una ciocca di capelli. "Per me quello scooter significava qualcosa. Aveva soltanto bisogno di una messa a punto."
"Messa a punto? Il meccanico gli ha dato un'occhiata e ha detto che sarebbe costato di meno comprarne uno nuovo. Ed è quello che ho fatto."
"Non ne avevi il diritto! Io ero legata a quello scooter. Aveva un valore affettivo."
"Ti saresti potuta ammazzare!"
Lei trattenne il fiato. "Ma era lo scooter di Massimo. E comunque non posso permettermi uno scooter nuovo."
Roberto la guardò e fece un sospiro profondo. "Allora consideralo un regalo."
"Oh, no. Non posso accettare un regalo del genere! Deve esserti costato migliaia di euro."
Lui alzò le spalle con noncuranza, come se il denaro per lui non avesse significato e quel gesto creò tra loro una distanza incolmabile. Lei faceva fatica a vivere e lui poteva spendere migliaia di euro senza nemmeno batter ciglio...
Lucia si voltò, per evitare che Roberto notasse le lacrime, che le avevano riempito gli occhi. Il vecchio scooter era un rottame, ma per lei contava il fatto che fosse appartenuto a Massimo. Anche se era consapevole di aver bisogno di un mezzo più affidabile, se voleva continuare a lavorare al castello...
Si passò una mano sulla guancia per asciugarsi il viso, facendo finta di spostarsi i capelli. Poi si voltò di nuovo verso Roberto. "No. Non voglio regali. Te lo pagherò. Non ho bisogno di carità. Non ho bisogno che tu giochi a fare il benefattore. Voglio pagarti."
Lui si alzò in piedi con eleganza, lasciandola senza fiato, per quanto era bello. "Vuoi ripagarmi? E come pensi di farcela?" chiese poi, andando verso di lei, mentre continuava a guardarla e a sorridere.
"Troverò il modo. Mi cercherò un altro lavoro. Ma ti prometto che ti pagherò. Fino all'ultimo euro" replicò Lucia, indietreggiando per allontanarsi da lui. I suoi occhi erano incredibilmente scuri. Alla fine trovò il muro dietro di sé. Lui si era fatto talmente vicino, che poteva sentirne il profumo. E se avesse allungato una mano, avrebbe potuto toccare il suo petto...
"Davvero vuoi ripagarmi?"
Lei deglutì a fatica. "Naturalmente."
Lui si chinò sopra di lei, continuando a fissarle la bocca. Probabilmente stava per baciarla... Lucia fece un respiro profondo e assaporò il suo profumo speziato. Subito desiderò averlo vicino e dischiuse piano le labbra. Lui stava per baciarla... E lei glielo avrebbe permesso.
Negli occhi di Roberto passò uno sguardo di trionfo. "Allora conosco un modo migliore..."

Capitolo 16

"Un picnic?" Lucia pensò di avere capito male. "Vuoi portarmi a fare un picnic?"
Le labbra che aveva pensato stessero per baciarla si distesero in un ampio sorriso, mentre lui si tirava indietro. "Ho voglia di rivedere l'isola. Penso che avrai una giornata libera ogni tanto..."
Lucia si sentiva stranamente delusa, presa in giro. Era sul punto di baciarmi e adesso si aspetta che riprenda la conversazione, come se niente fosse? "Ho la domenica libera, ma devo occuparmi della nonna. Non posso chiedere a Anna o a Maria di pensare a lei nel mio giorno di riposo."
"E allora porta anche lei." A quanto pareva per Roberto era tutto sistemato.
Lei lo guardò, mentre lui l'accompagnava verso l'ascensore. Ci doveva essere qualcosa di sbagliato. Era stato tutto troppo facile. Troppo semplice. "Ma fare una gita insieme non può essere sufficiente a pagare un debito come questo. Che cos'altro vuoi?"
Lui si chinò a baciarla sulla guancia. Un bacio casto, da amico, niente di più. E lei si sentì più confusa di prima. "Niente che tu non abbia voglia di darmi."
Lucia fu percorsa da un fremito e sentì il sangue pulsarle nelle vene. Ma a quel punto la porta dell'ascensore si aprì e, prima ancora di rendersene conto, lei stava già guidando il suo nuovo scooter rosso lungo la strada di montagna, che la portava verso casa. Le piaceva la sensazione che le dava quella moto, anche se le mancavano la familiarità e la sicurezza, che le comunicava lo scooter di Massimo.
Niente che tu non voglia darmi...
Che cos'era pronta a dare a un uomo, che aveva messo sottosopra il suo mondo e che era stato capace di trasformare la sua rabbia in desiderio, lasciandola con la voglia di avere qualcosa di più?
Lucia aveva paura che, qualsiasi fosse stata la risposta, sarebbe stato semplicemente troppo.
Lui venne a prenderle in perfetto orario. La nonna era più eccitata di quanto fosse mai stata negli ultimi anni e Lucia si sentiva in colpa, per non essere riuscita a permettersi niente, che potesse rallegrare la loro cupa esistenza. Ma presto Roberto le fece dimenticare i sensi di colpa con il racconto della sua vita in altre città, abitate da gente diversa.
Era piacevole parlare con lui, pensò Lucia, mentre Roberto guidava lungo la strada costiera. Era anche piacevole ascoltarlo. E di certo era piacevole guardarlo. Non c'era da stupirsi che da bambina ne fosse rimasta così affascinata.
Si fermarono a mangiare sul promontorio, che dominava il mare. Gustarono insieme il pollo freddo, la frittata e i pomodori maturi, mentre il vento le scompigliava i capelli e il calore del sole lambiva i loro visi. La nonna rise, nell'ascoltare le storie di Roberto, e il suono di quelle risate fece venire a Lucia le lacrime agli occhi. Roberto la guardò di sfuggita e per un momento sembrò preoccupato. Ma, quando lei accennò un grazie con le labbra, lui fece un cenno di assenso e sorrise di nuovo. E lei fu pervasa da un calore mai sperimentato prima, che si diffuse nel suo corpo, raggiungendo parti, che pensava ormai sopite per sempre.
Prima che fossero rientrati a casa, la nonna si addormentò. Lucia riuscì a metterla a letto con l'aiuto di Roberto. "Grazie" mormorò alla fine, richiudendo la porta della stanza della nonna. E d'impulso lo baciò sulla guancia. "È stata veramente una giornata speciale."
A quelle parole Roberto inclinò la testa di lato e la guardò negli occhi. "Non è detto che debba finire così."

Capitolo 17

Niente che tu non voglia darmi.
Le parole di Roberto risuonarono nella mente di Lucia. Che cosa aveva voglia di dargli? Voleva che rimanesse? E, se fosse rimasto, che cosa gli avrebbe dato?
Lei non aveva esperienza di queste faccende, mentre Roberto era un playboy, esperto nell'arte di sedurre. Lui sapeva come far sentire una donna speciale. Desiderata.
Quella consapevolezza avrebbe dovuto essere sufficiente per metterla in guardia e darle un po' di buon senso. Ma non era così. Non voglio che Roberto se ne vada. Il suo cuore cominciò a battere forte. "Rimani..." mormorò piano, temendo che, se avesse parlato a voce più alta, si sarebbe svegliata da un sogno. Doveva per forza sognare, per sentirsi in quel modo, sconsiderata e un po' sciocca, mentre di solito era sensata e estremamente razionale.
E quando lui la baciò, lei capì che, per quanto sciocca e sconsiderata, aveva fatto la scelta più giusta.
Le braccia di Roberto l'avvolgevano. Lui le passò una mano tra i capelli, facendole sentire un brivido sulla pelle, mentre con l'altra mano le accarezzava la schiena.
Avrebbe dovuto bastarle, ma Lucia in quel momento desiderava di più. Lasciò le sue mani vagare libere sul corpo di lui, meravigliandosi di continuo di come fosse tonico e asciutto.
Non si sentiva ancora sazia... della sua bocca, delle sue labbra, del suo sapore.
Ogni parte del suo corpo sembrava essersi ridestata. Si sentiva viva.
Quel desiderio senza controllo le metteva paura. Ma era anche qualcosa di estremamente piacevole, benché spaventoso. "Roberto..." mormorò lei, senza fiato, mentre gli prendeva il viso tra le mani.
"Lo so..." replicò lui, cominciando a baciarla sul collo. "Anch'io mi sento così." Lei percepì il suo fiato caldo sulla pelle e capì che anche lui era terribilmente eccitato. Quella situazione così inaspettata le sembrava qualcosa di magico.
Lei continuava a desiderare di più e si chiese che cosa trattenesse Roberto. Un giorno lui se ne sarebbe andato, come aveva già fatto una volta. Sarebbe tornato al suo mondo e lei lo avrebbe perso per sempre. Non voleva sprecare quell'occasione. Premette il corpo contro il suo, affinché lui capisse quanto intensamente lo stesse desiderando.
Lui si sforzò di mantenere il controllo. La donna, che aveva tra le braccia era assolutamente speciale. Non si trattava del tipo di seduttrice sofisticata, alla quale era ormai abituato. Lei era onesta e vera... ma anche incredibilmente passionale. Se non fosse stato attento, avrebbe potuto finire per fare le cose troppo in fretta. Ma lei gli faceva ribollire il sangue nelle vene e a un certo punto lui non riuscì più a dominare la sua eccitazione. La desiderava con tutto se stesso.
Lei schiacciò i seni contro il suo petto e si strofinò lentamente contro di lui. Roberto strinse i denti. Accidenti, fino a che punto poteva resistere un uomo?
Poi lei gli passò le mani tra i capelli e gli tirò indietro la testa, in modo da costringerlo a guardarla negli occhi. Lui aveva lo sguardo sognante e sensuale. Era ovvio che la voleva.
"Roberto, io ti desidero" mormorò Lucia, sentendo ancora i suoi baci sulle labbra. "Fai l'amore con me, te ne prego."

Capitolo 18

Lui emise un lamento e la strinse più forte. Lucia gli sorrise e lui capì che era davvero una donna speciale. Immediatamente ripresero a baciarsi con passione.
Lei lo prese per mano e lo condusse in una stanza, con una finestra che dominava il mare e un grande letto morbido e accogliente. Lui l'adagiò sul materasso e si inginocchiò vicino a lei, accarezzandole i capelli. Lucia continuava a guardarlo con occhi pieni di meraviglia. Roberto le prese il mento tra le mani e la baciò delicatamente sulle labbra. "Bella" mormorò con dolcezza. Lei batté leggermente le palpebre. "Sei bellissima" ripeté lui piano. "Credimi."
Poi lentamente cominciò a spogliarla, rivelando pian piano il suo corpo. Continuava a guardarla con aria adorante, sfiorandola con le mani e la bocca, finché lei non fu completamente nuda.
"Perfezione" sussurrò Roberto e lei si sentì avvampare. Lui non aveva mai visto niente del genere... Si tolse velocemente la camicia, le scarpe e i pantaloni. Poi ebbe un attimo di esitazione. Si sentiva come un adolescente alle prime esperienze. Troppo pronto. Troppo eccitato. Guardò di nuovo Lucia, che era rimasta distesa sul letto, completamente nuda, e si sforzò di concentrarsi.
Lei si meritava il meglio.
Lucia sgranò gli occhi, quando lui indossò un preservativo, continuando a baciarla teneramente e ad accarezzarle il viso, la gola, il collo... Poi scese verso le spalle e indugiò sul seno e sui capezzoli, prima di procedere verso l'addome e lungo le gambe. Lei mugolò di piacere.
Roberto si avvicinò lentamente alle parti più intime, accarezzandole con le dita. Lei aprì gli occhi e lo guardò spaventata. "Io non... non ho mai..." mormorò con un certo imbarazzo. "Ma voglio farlo, con te."
Lui si sentì riempire il cuore di gioia e la baciò sugli occhi, chiedendosi che cosa avesse fatto per poter tornare in quel posto e ritrovarla. Qualsiasi cosa fosse stato, ne era contento.
Lei era eccitata e pronta a riceverlo. E lui comprese che era giunto il momento. Con delicatezza le si avvicinò e fu lei a guidarlo, accogliendolo e tenendolo prigioniero, finché finalmente riuscì a rilassarsi.
Mentre lui le succhiava un capezzolo, la tensione crebbe nuovamente dentro di lei. Roberto sentì i suoi muscoli contrarsi, facendole raggiungere in breve il massimo del piacere. Poi anche lui non ebbe altra scelta, se non quella di seguirla in quel luogo perfetto, dove non importava altro se non il fatto di essere insieme...

Capitolo 19

Lo amo. Fu l'ultimo pensiero di Lucia, appena prima di addormentarsi. E fu il primo, quando si risvegliò la mattina dopo.
Lo amo. La luce del mattino filtrava attraverso le tende, mettendo in evidenza i mobili vecchi e i muri scrostati. Lucia accennò un sorriso e aprì le tende, rimanendo in piedi vicino alla finestra e aspirando il profumo dei limoni, del timo e la fresca aria di mare.
Lo amo. Era una follia. Non aveva alcun senso. Lui apparteneva a un mondo fatto di soldi e di alta finanza, mentre lei era piena di debiti. E un giorno lui avrebbe lasciato Montvelatte e sarebbe tornato a quel mondo e alle sue donne fantastiche. Eppure quella consapevolezza non attenuò la gioia di Lucia, perché per il momento lui era lì con lei e aveva detto di volerla rivedere. Quella certezza le bastava. Avrebbe dovuto bastarle...
Una farfalla passò vicino alla finestra e andò a posarsi sul sellino dello scooter nuovo, parcheggiato davanti alla casa. Lucia ricordò le parole di Roberto, quando lei gli aveva chiesto che cosa avrebbe dovuto fare per sdebitarsi.
Niente che tu non voglia darmi.
Gli aveva dato se stessa. Lo aveva pregato di fare l'amore con lei. Gli aveva dato sesso per uno scooter?
Lucia si allontanò in fretta dalla finestra. Doveva preparare la colazione alla nonna e non aveva il tempo di rimanere a sognare a occhi aperti. Sicuramente Roberto non aveva intenzione di comprarla. Non poteva essere caduto così in basso...
Però ha mentito in suo favore, per potermi rivedere...
Lei scosse la testa, rifiutandosi di pensare. Cercò di ritrovare l'allegria provata al momento di svegliarsi, nella consapevolezza che avrebbe rivisto di nuovo Roberto.
E piano piano fu lui ad allontanare i suoi dubbi. Veniva a trovarla, appena poteva. Aspettava che lei finisse il lavoro, per portarla a cena fuori o a ballare. E qualche volta andava con loro anche la nonna.
Lucia adorava il modo, in cui lui la faceva sentire. Sexy e desiderabile. Le faceva dimenticare di indossare vestiti semplici, spesso cuciti in casa, e non gli abiti eleganti, ai quali lui era abituato. Le faceva dimenticare di non possedere gioielli e la faceva sentire speciale, ogni volta che passavano un po' di tempo insieme.
E quando poi facevano l'amore, era come se lei fosse l'unica donna rimasta sulla terra... Come poteva chiedere di più?
Quello che aveva le bastava.
Ma il giorno in cui Lucia tornò verso casa, dopo essere passata dall'ufficio postale, il cielo si stava oscurando minaccioso e il vento si faceva man mano più forte. Il Principe Raphael aveva improvvisamente deciso di trascorrere la giornata in barca con la signorina Sienna e lei era stata mandata a casa in anticipo. Proprio per quel motivo era arrivata fino in città a prelevare la posta. Si trattava sicuramente di conti da pagare. C'era anche una lettera della banca e Lucia non aveva alcuna voglia di aprirla.
Sul mare si stava preparando un temporale. Lei si augurò che il principe e Sienna rientrassero per tempo.
Quando arrivò a casa, la nonna stava raccogliendo le verdure nell'orto. Lucia guardò l'ora. Roberto sarebbe arrivato di lì a poco. Gli avrebbe preparato la cena, per ringraziarlo di tutte le attenzioni, che aveva per lei. Ma c'era ancora del tempo per dare uno sguardo alla corrispondenza.
Ecco qualcosa che l'avrebbe aiutata a mantenere i piedi per terra! Per ultima Lucia aprì la lettera della banca e rimase a guardarla perplessa.
Le comunicava che il suo debito era stato estinto. Ma non era assolutamente possibile...
In quel momento si sentì il rumore della macchina di Roberto, che si fermava davanti alla casa. Lucia improvvisamente capì e sentì la pressione salire alle stelle.
Roberto aveva pensato di poter comprare il suo tempo?

Capitolo 20

Bastò un'occhiata al viso di Lucia, per comprendere che c'era qualcosa che non andava. Roberto capì che non era il momento giusto, per metterla al corrente delle novità. Lei respirava a fatica e aveva lo sguardo furioso...
Lui provò ad accennare un sorriso, ma lei non sembrò farci caso.
"Lucia?" le chiese, avvicinandosi incerto. "È successo qualcosa?"
Si sentì una persiana sbattere a causa del vento. Lucia non ebbe alcuna reazione. Poi alzò lentamente una mano, mostrandogli un foglio, e alla fine parlò. "Che cos'è questo?"
Lui prese il foglio e si irrigidì immediatamente, riconoscendo l'intestazione della Banca Centrale di Montvelatte. "Accidenti!" esclamò, voltandosi. "Questa lettera non sarebbe dovuta arrivare a te."
"Allora sai di che cosa si tratta..." replicò lei in tono di sfida.
"Doveva essere una sorpresa."
"E tu pensi che vada tutto bene?" chiese lei, ancora adirata.
"Quel debito ti stava uccidendo. Riuscivi a malapena a coprire gli interessi. Non ce l'avresti mai fatta a estinguerlo. Io pensavo che saresti stata contenta..."
"Che tu mi pagassi, per fare sesso con me? Come pensi che mi possa sentire? Ho pagato per lo scooter e adesso anche questo..." gridò lei, indicando il foglio, che lui ancora teneva tra le mani. "Mi stai trattando come una prostituta..." Lucia si interruppe, coprendosi la bocca con una mano, per evitare di scoppiare in singhiozzi.
"No!" esclamò Roberto a quel punto, prendendola per le spalle e costringendola a voltarsi. "Non è così! Non devi pensarlo mai."
"E allora perché?" domandò lei, con la voce che le tremava. "Perché tutti quei soldi?"
"Perché non pensavo che ti interessassero i gioielli. Pensavo che avresti apprezzato un regalo più pratico, un dono che potesse avere un significato per te."
"Io non voglio gioielli..."
"Ascoltami! Volevo farti una sorpresa. Volevo festeggiare il nostro fidanzamento con un regalo im-portante..."
Lei lo guardò confusa. "Il nostro fidanzamento?"
Lui la strinse un istante, poi la lasciò andare di nuovo. "Non pensavo che le cose sarebbero andate in questo modo, ma..." cominciò, inginocchiandosi davanti a lei e prendendole le mani tra le sue. "Lucia, io ti amo. Vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?"
Lei deglutì a fatica. "Tu vuoi sposarmi? Tu... Tu mi ami?"
"Con tutto il cuore. Per favore, dimmi che mi sposerai."
"Ma tu lascerai Montvelatte. Tornerai..."
"Come posso andarmene, quando il mio cuore è qui con te? Non potrei mai lasciarti."
"Oh, Roberto, certo che ti sposerò. Io ti amo tanto..." E a quelle parole lui la strinse tra le braccia, cominciando a baciarla.
"Roberto" intervenne a quel punto la nonna, sorpresa di vederli danzare per la stanza. "Che cosa ci fa la moto di Massimo qui fuori?"
Lui vide Lucia guardarlo confusa e accennò un sorriso. Poi la prese per mano e chiamò anche la nonna. "Venite. Andiamo a vedere."
Dietro alla macchina, montata su un rimorchio, c'era la moto di Massimo dipinta di fresco e scintillante. Anche il sedile era stato rifatto. "È la moto di Massimo..." mormorò Lucia, senza riuscire a trattenere le lacrime.
"L'ho fatta riparare" spiegò Roberto. "Perché ho capito che significava tanto per te."
"Ma perché?"
"Perché ti amo e mi è dispiaciuto il modo in cui mi sono comportato, comprandoti una moto nuova, senza neanche chiedertelo. E se per caso non mi credi..." Roberto infilò una mano in tasca e tirò fuori una piccola scatola. Poi l'aprì e le mostrò un anello d'oro e brillanti, di linea semplice, ma che era la prova evidente dei suoi sentimenti per lei.
La nonna batté le mani felice. "Vi sposerete!"
Roberto la baciò e annuì contento. "Certo, sempre che lei mi dia il permesso di sposare sua nipote."
La nonna gridò di gioia e Lucia scoppiò in una risata. Poi, quando lui le infilò l'anello al dito e la baciò con dolcezza, lei si commosse. Sarebbe diventata la moglie di Roberto...
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